Nelle prigioni libiche torturano i clandestini, ma gli lasciano lo smartphone

Vox
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Il Corriere, il cui vicedirettore è dipendente della Open Society, il braccio armato di Soros nel business dell’immigrazione, prosegue nella sua campagna di fake news pro-invasione. Ovviamente, cosa di meglio se non inventarsi ‘torture in Libia’ attraverso improbabili fonti?

Posted by Liguria Notizie on Friday, January 25, 2019

Ora. Alarm Phone è questa organizzazione:

Alarm Phone, il radiotaxi degli scafisti che piace ai vescovi

Vox

Il prete che la guida, Zerai, protetto dal Vaticano, è stato condannato per traffico di droga:

Il prete telefonista dei clandestini beccato con 2kg. di hashish

Secondo voi, un giornale serio prenderebbe in considerazione foto inviate da questo qui? Solo se qualcuno lo ordina.

Ovviamente, non si fanno nomi delle fonti – per non metterle in pericolo, ovvio! – quindi è impossibile dimostrarne la non veridicità. Il delitto perfetto di una propaganda delinquenziale.

Ma come scrive la giornalista indipendente Totolo, possibile che i ‘torturatori’ lascino ai ‘prigionieri’ gli smartphone? Possibile che i prigionieri possano entrare e uscire per stipulare contratti coi quali inviare immagini e telefonare?

Ricordiamo che i clandestini ‘prigionieri’ non sono libici che fuggono dalla Libia, sono subsahariani – per lo più nigeriani – che in Libia ci vanno per venire a rompere le palle in Italia. Non sono vittime, sono delinquenti.