Davos, i ricchi speculatori giocano al profugo

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Mentre i delegati del World Economic Forum sorseggiano il loro caffè mattutino nella hall di un hotel di lusso, ammirando le Alpi svizzere, nel parcheggio sottostante degli uomini armati ordinano ad alcune persone di mettersi in ginocchio e rubano i loro orologi.

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Non si tratta tuttavia di una minaccia reale, visto l’ampio dispiegamento di forze dell’ordine e cecchini nella località elvetica, bensì di una simulazione della durata di un’ora chiamata “Una giornata nella vita di un rifugiato”, messa in scena allo scopo di far provare ai (ricchi) presenti cosa vuol dire essere un richiedente asilo. Anche solo per sessanta minuti.

La ricostruzione è ormai appuntamento fisso a Davos: si svolge da 11 anni e, secondo gli organizzatori, è oggi più attuale che mai. Soprattutto ora che le politiche anti-immigrazione trovano un crescente appoggio popolare in tutti i paesi occidentali. La non-profit che gestisce la simulazione, l’organizzazione umanitaria “Crossroads foundation”, con sede a Hong Kong, punta a fornire a politici, funzionari e amministratori delegati strumenti per capire il terrificante punto di vista dei rifugiati o richiedenti asilo.

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Beh, manca il trasferimento in hotel a 5 stelle e lo spaccio libero. Poi la simulazione sarebbe più realistica.

Ma presto vi faremo ‘giocare’ a vivere come vive la classe media impoverita dalle vostre speculazioni e dal vostro mondo senza frontiere. Il mondo rappresentato da Davos deve essere spazzato via.