I poliziotti reagiscono all’aggressione mediatica della sinistra dopo la morte del delinquente tunisino
“Come forze dell’ordine siamo sottoposti alla legittima critica dei cittadini, però non vorrei che arrivassimo al punto in cui qualsiasi cosa possa accadere durante un nostro intervento poi ci attribuiscano sempre le responsabilità, altrimenti finiremmo per avere le mani legate. Se quando fermiamo una persona esagitata, dobbiamo usare le manette e poi gli viene un infarto non è colpa nostra”. Lo afferma Giuseppe Tiani, segretario del sindacato di Polizia Siap, commentando le polemiche seguite alla morte del 32enne tunisino durante un fermo di polizia. ”Siamo stati il primo sindacato a chiedere di montare telecamere sui caschi, sulle giacche e sulle auto di sevizio, lanciammo la proposta ormai una decina di anni fa, durante un convegno a Genova con tutte le polizie europee – sottolinea Tiani – Legalità e giustizia richiedono equilibrio e invece le dichiarazioni di Ilaria Cucchi, a cui noi abbiamo offerto solidarietà, sono ingenerose e denotano riserve mentali da parte sua. Per questo condivido quanto ha affermato il capo della Polizia Franco Gabrielli: un discorso è rivendicare giustizia, un altro avere preconcetti sull’attività di giustizia e di polizia”, conclude il segretario del Siap.
Fornisce delle cifre significative l’altro sindacato Fsp: “Negli ultimi sei mesi abbiamo avuto più di 500 poliziotti che sono rimasti feriti nel corso di interventi con personaggi che sono difficili da gestire, che non hanno sensibilità del dolore perché magari sono ubriachi o drogati. Noi abbiamo bisogno di mettere qualcosa tra le mani e le persone o tra le pistole e le persone. Chiediamo ancora oggi tutti gli strumenti che possano evitare il contatto fisico, come spray e taser”. Franco Maccari, leader del sindacato di polizia Fsp, bolla come “tifo organizzato contro la polizia” le polemiche che sono scaturite dopo la morte del tunisino. “Ma lasciamo valutare le indagini con serenità, dico io – aggiunge – Da subito abbiamo detto che questa è una classica situazione su cui avranno da dire sempre contro la polizia – spiega – ma vorrei dire alla gente che noi non lavoriamo con l’elite della società purtroppo, ma spesso con persone difficili. So che molte persone fanno fatica a capire questo concetto finché non gli capita qualcosa, allora magari pretendono la pena di morte”. In ogni caso secondo Maccari, “le polemiche andrebbero evitate”. “Noi vogliamo essere tutelati – dice Maccari – perché quando un poliziotto si trova invischiato in queste situazioni è veramente nei guai: viene sospeso, rimane senza lavoro e poi si deve pagare un avvocato”.