Minore entra in centro profughi ed esce incinta, polemica a Todi

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“Ogni figlio, nessuno escluso, è un dono di Dio e l’amministrazione, con il sindaco in testa, si è adoperata da subito, affinché fossero scongiurate tutte le ipotesi di interruzione della gravidanza e (il bambino, ndr) potesse venire alla luce nel migliore dei modi”.

Il comunicato diffuso a metà del pomeriggio di ieri, giovedì 17 gennaio, dal sindaco di Todi, Antonino Ruggiano, è solo la punta di un iceberg di polemiche che da mesi, ormai, segnano il tema delle politiche di accoglienza nella città di Jacopone.

Per capire la questione, occorre riavvolgere il nastro fino al giugno del 2017 quando l’amministrazione di centrodestra, appena insediata, si trova sul tavolo il dossier del nuovo centro di accoglienza per minori non accompagnati. Il progetto è in partenza nonostante l’incertezza dell’esito elettorale, la struttura sta per aprire i battenti ma manca la firma sulla convenzione. Firma che, quando ancora non era stata nemmeno nominata la giunta, viene ratifica dal neoeletto Ruggiano.

Sono dieci i posti disponibili per un finanziamento complessivo che, per un biennio, supera gli ottocento mila euro. Mentre cominciano ad arrivare le ragazze, la politica inizia a discutere e nella eterogenea maggioranza si delineano posizioni diverse. Il risultato è un ordine del giorno – proposto da Casapound – che impegna la giunta a non rinnovare il Cas – centro di accoglienza straordinaria – alla fine della convenzione. Cosa che poi è avvenuta a dicembre 2018.

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Tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate 2018 si scopre che una delle ragazze ospiti del centro per minori è in stato di gravidanza. Non è chiaro quando e come possa essere accaduto anche se, dicono le informative dei carabinieri e conferma nella sua nota il sindaco Ruggiano, accadeva spesso che le ragazze “scappassero” dalla struttura – eludendo la sorveglianza – per trascorrere due, tre, cinque giorni fuori. Non è chiaro neanche chi sia il padre del bambino.

Bambino che, nonostante “tutte le ipotesi di interruzione della gravidanza”, nasce lo scorso dicembre. A questo punto, si crea un altro problema. Perché la struttura che accoglie la giovane mamma, almeno sulla carta, non può funzionare anche per il bambino. Vengono fatte delle modifiche, anche strutturali, e dalla giunta municipale arriva il via libera al funzionamento per poter ospitare la mamma e il neonato con una stanza più grande, un bagno privato e così via.

E siamo ai giorni nostri. Nonostante – sembra – le relazioni dei servizi sociali di Todi dicano che la maternità stia procedendo bene, il tribunale per i minorenni di Perugia interviene sulla questione. E dispone che la ragazza venga spostata su un’altra struttura di accoglienza, fuori dal comune di residenza. Questo significa che Todi si dovrebbe fare carico dei costi di soggiorno: 240 euro al giorno (un’enormità che però rientra nella media della situazione umbra dove il tema dei minori in affido è una giungla) per un totale di oltre 86mila euro l’anno.

Cifra che manda su tutte le furie il vicesindaco tuderte, il leghista Adriano Ruspolini: “Considerando che il Comune di Todi ha allocato per l’anno in corso circa 450mila euro per la gestione delle manutenzioni stradali e generali, a questo punto appare chiaro che il 20% dei lavori programmati dovranno necessariamente essere cancellati con buona pace dei nostri cittadini che pagano le tasse”. Dichiarazioni – e paragoni – che sollevano lo sdegno di Partito democratico, Popolo della famiglia Umbria e scatenano interventi che hanno trovato ampio risalto su social e stampa. “Voglio esprimere la mia profonda indignazione come garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Umbria, ma anche come donna e cittadina, per quanto scritto dal vicesindaco della città di Todi, Adriano Ruspolini, nonché per i termini e i paragoni da lui utilizzati”, scrive in una nota Maria Pia Serlupini.

La nota di Ruggiano riporta la discussione in un contesto più appropriato e forse centra il problema. “Siamo orgogliosi di aver salvato una vita umana e di aver messo a disposizione di un nuovo piccolo nato tutte le risorse di cui ha bisogno, ma non possiamo far finta di non domandarci come possa accadere che una minore, che dovrebbe essere tutelata in un centro di accoglienza, possa ritrovarsi in condizioni di aspettare un bambino, a fronte di una serie di rapporti promiscui, nei quali non sfugge la assoluta mancanza di amore e di felicità. Ci ha costretto alle lacrime dover verificare, settimana dopo settimana, i rapporti delle forze dell’ordine, che dovevano occuparsi delle condizioni di queste minori, che si allontanavano per il fine settimana, in giro per tutta Italia, immaginiamo costrette ad una vita di ben poche soddisfazioni, se non di aperte privazioni, soprusi e violenze. Che cosa abbiamo offerto ad una ragazza che è venuta da noi per essere protetta e coccolata e si è ritrovata oggetto dei desideri squallidi di chi ha continuato ad approfittarsi di lei?”, si chiede il sindaco. Con una parentesi che potrebbe lasciare aperta la questione ancora per molto: “E forse – scrive il sindaco – non è solo una”.

In certi casi l’aborto è la scelta migliore. Nel caso di chi ci invade è sempre la scelta migliore.




2 pensieri su “Minore entra in centro profughi ed esce incinta, polemica a Todi”

  1. Non girateci intorno…..

    …..è quello che vogliono….fà parte del loro piano d’infami criminali quali sono……favorire il mix…..

    ……o forse davvero non riuscite a comprendere cosa succede infilando una ”minore vitellina”, in una tana di bestie ”maggiori e arrapate”..?

I commenti sono chiusi.