L’infiltrato: “Battisti potevamo catturarlo prima, ma era protetto da esponenti politici italiani”

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Nicola Longo: il superpoliziotto infiltrato nella criminalità per Sisde , Sismi e DEA americana, rivela che nel 1978 andò molto vicino alla cattura di Battisti e ha raccontato l’episodio intervenendo a “La Storia Oscura”, intervistato da Fabio Camillacci.

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“Tra il 1977 e il 1978, dopo l’uccisione del collega della Digos Andrea Campagna, mio amico e conterraneo visto che era calabrese, per me sarebbe stata una questione di orgoglio arrestare il suo assassino Cesare Battisti: come si dice in gergo poliziesco, sarebbe stato un bell’arresto. In quel periodo io operavo sotto copertura a Ceccano nel frusinate e arrestai un ex rapinatore protagonista di un’estorsione ai danni della moglie di un industriale”.

“L’uomo l’aveva minacciata di uccidergli i figli se non avesse pagato. Alla fine venne fuori che questo rapinatore era legato a una banda di malviventi nella quale figurava anche Cesare Battisti. Purtroppo però non riuscimmo a trovare niente di concreto per incastrare Battisti che quindi riuscì a cavarsela; anche perchè Battisti è stato sempre aiutato da una corrente politica e da esponenti politici di quel periodo”.

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“E quasi certamente anche di recente è stato aiutato visto che è stato difficile catturarlo, nonostante l’Italia nel mondo sia al primo posto come investigatori e come intelligence. Molti Paesi ci invidiano per questo: per la bravura ed efficienza dei nostri servizi segreti. Quindi non sarebbe stato difficile arrestare Cesare Battisti e riportarlo in Italia molto prima. E come lui, anche tanti altri terroristi sono stati aiutati e coperti da personaggi del nostro Paese.Ora, forse il vento sta cambiando e presto tanti altri finiranno dietro le sbarre come meritano”.

“E’ scandaloso vedere ex terroristi che addirittura tengono lezioni nelle università. E’ vergognoso tutto ciò e accade solo in Italia; io parlo spesso con colleghi stranieri, soprattutto americani, i quali fanno fatica a crederci. Comunque, Cesare Battisti negli anni ’70 era un personaggio notevole, con una personalità multipla. Aveva una grande fantasia, una grande creatività, amava il rischio, si esponeva in prima persona. Fondamentalmente: era un criminale, un assassino, sia mandante che esecutore. Più bandito che ideologo. L’ideologia gli ha fatto comodo per giustificare i suoi crimini”.