Le prime proteste erano arrivate da parte dei sindacati:
Da qui la replica del presidente del Consiglio provinciale: “Credevo che chi si occupa di accoglienza lo facesse per volontariato, ho scoperto invece che è un business non da poco”.
Il comunicato di replica è firmato dai rappre$entanti del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), del Centro Astalli, della onlus Atas, dei Gesuiti e delle cooperative Forchetta, Arcobaleno, Rastrello, Samuele, Kaleidoscopio e Punto d’Approdo.
“Essere senza scopo di lucro non significa che viviamo solo di volontariato, ma piuttosto che abbiamo la caratteristica, o il vincolo, della non ridistribuzione degli utili ai soci. Da qui il nome: “non profit”. Gli eventuali utili, necessari come in qualunque realtà economica, che facciamo vengono reinvestiti all’interno dei servizi, o destinati alla comunità. A rigor di logica, essendo Lei chiamato a gestire “il bene pubblico” dovrebbe sostenere le persone e le organizzazioni che non guardano al loro personale interesse, quanto piuttosto al bene della collettività. E lo fanno non “a parole” ma destinando al bene collettivo i propri utili”.
…….piuttosto che abbiamo la caratteristica, o il vincolo, della non ridistribuzione degli utili ai soci. Da qui il nome: “non profit”.
Ma certo……non avevamo alcun dubbio che non ridistribuivate altrui il malloppo…….deve finire esclusivamente nelle vostre tasche ……mica siete parenti di Robin Hood……lo sappiamo bene
MAIALI.
http://www.bolognatoday.it/cronaca/sindaci-prefettura-decreto-sicurezza-salvini.html
Quel maiale del sindaco