L’ultimo italiano di Milanistan: “Dopo le 6 non esco di casa” – VIDEO

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Giorni fa abbiamo parlato della zona di San Siro, a Milano, quasi completamente islamizzata dalle politiche suicide delle giunte locali:

La zona di San Siro a Milano come Molenbeek, il sobborgo fuori Bruxelles che ha ospitato i terroristi Amedy Coulibaly e Salah Abdeslam. I palazzoni delle case popolari nelle vie intorno allo stadio Meazza raccolgono una concentrazione di immigrati arabi da fare invidia alle banlieue di Francia e Belgio. Alcuni caseggiati sono off-limits anche per la polizia.

Emblematico il caso di via Civitali 30, dove due scale sono totalmente in mano a 100 immigrati abusivi provenienti da Marocco, Egitto, Romania e Perù. Qui l’ Aler e le forze dell’ ordine non soltanto non riescono a effettuare lo sgombero, ma non possono neppure entrare.

Troppo pericoloso, spiegava tempo fa Alessandro, che lavora per il Gruppo tutela del patrimonio (Grtp) di Aler, cui spetta il compito di intervenire in questi casi. Nel caseggiato regnano degrado e cartelli in lingua araba, e gli abusivi hanno già fatto in tempo a rimpiazzare le porte divelte con infissi nuovi. La polizia ha paura a entrare in queste scale? Bisogna metterci una bomba, commentava esasperata Teresa, la custode del palazzo rimasta da sola a combattere in questo avamposto del Maghreb.

Via Tracia è divisa esattamente a metà: gli ultimi numeri sono in mano ai nordafricani, mentre nei primi coabitano rom, egiziani e marocchini. Gli italiani? Non ci sono.

Al civico 2, schiacciato tra due enormi palazzoni, c’è (o forse c’era) un piccolo centro diurno con 14 malati di Alzheimer. Maria, una dipendente: “Tra i giovani arabi che vivono qui molti sono estremisti. In questa zona gli unici italiani rimasti sono pochi anziani. Inoltre è facile osservare i giovani arabi che passano ore senza fare nulla. Quando non riesci ad avere un ruolo nella società grazie al lavoro è inevitabile cercarlo aderendo a organizzazioni radicali”.

Antonio, 78 anni, disabile al 100%, ancora qualche mese fa, era l’ unico italiano insieme alla moglie che viveva in una scala di soli marocchini in via Preneste: “Se c’ è qualche fondamentalista? Per me lo sono tutti, proprio come Anis Amri, il killer di Berlino. Dopo le sei di sera ho paura a mettere il naso fuori di casa e anche con il sole alto dico solo “buongiorno” e “buonasera” ma per il resto non parlo con nessuno”. E’ la società multietnica.

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Il degrado di queste vie è inimmaginabile per chi è abituato all’ ordine del centro di Milano. I cumuli di immondizia agli angoli delle strade comunicano un messaggio preciso: non è più Italia, è Africa.

Pochi metri più in là in piazzale Selinunte si ergono le insegne in caratteri arabi del Minimarket El Rais. All’ interno un altoparlante trasmette la voce di un imam che recita il Corano.

In via Stratico sorge la scuola araba bilingue Nagib Mahfuz, la cui didattica segue i programmi ministeriali sia dello Stato italiano sia di quello egiziano. I piccoli islamici di San Siro così possono frequentare le lezioni nella loro lingua d’origine senza uscire dal perimetro del ghetto. E’ come se vivessero in Egitto.

La cartina di tornasole di una zona dove a fare la legge non è lo Stato bensì le bande di immigrati, sono le occupazioni abusive degli appartamenti.

Da alcuni anni la situazione a Milano è totalmente fuori controllo. Le occupazioni sono triplicate, ogni 24 ore se ne contano tra 15 e 20 solo in città. E a peggiorare la situazione sono Comune, centri sociali e alcuni comitati di residenti che soffiano sul fuoco della polveriera di San Siro. E la giunta di Beppe Sala fa di tutto per ostacolare gli sgomberi delle case occupate dagli immigrati.

“Ogni volta che rincaso la sera dopo essere stata a visitare i miei nipoti mi viene l’ angoscia perché so che potrei trovare gli abusivi che hanno occupato il mio appartamento”, confidava tempo fa Anna, un’anziana signora.
“Abitare in questi caseggiati è terribile. Un tempo eravamo tutti milanesi mentre oggi dobbiamo subire l’inimmaginabile”.

Ci stanno occupano. E’ una guerra demografica. E perderla significa morire. Come popolo e come civiltà. Abroga i ricongiungimenti familiari, Salvini.




Un pensiero su “L’ultimo italiano di Milanistan: “Dopo le 6 non esco di casa” – VIDEO”

  1. La Folgore! Dov’è la Folgore??? Legge marziale e tre o quattro battaglioni a rastrellare casa per casa. Poi vedremo come andrà a finire!

I commenti sono chiusi.