Giudici incastrano Ong: “Prove di incontri e collaborazione con scafisti”

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E’ quanto emerge dalle motivazioni di conferma del sequestro della nave della ong tedesca Jugend Rettet, proprietaria della nave Iuventa sotto sequestro a Trapani dall’agosto 2017 con l’accusa di aver favorito l’immigrazione clandestina.

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Secondo la Cassazione, ci sono prove di illecita confluenza dell’attività dei membri dell’equipaggio con le condotte degli organizzatori ed esecutori del traffico di clandestini: gli scafisti.

I giudici ricordano inoltre che, questo, si evince dalle prove raccolte dalla Procura di Trapani che si è servita nella sua indagine anche di fotografie realizzate da un agente di polizia infiltrato.

Secondo i supremi giudici, non è sufficiente a scagionare la ong il richiamo «alle finalità statutarie dell’organizzazione umanitaria» dal momento che «l’ente proprietario della nave avrebbe dovuto confrontarsi con gli elementi concreti addotti dai giudici» alla base dell’accusa «rivolta a una parte dell’equipaggio di aver determinato, anche attraverso l’uso dell’imbarcazione, la torsione di quelle finalità verso il concreto e ripetuto sostegno ai trafficanti libici, organizzatori ed esecutori dell’illecito trasporto dei migranti».

Nel suo verdetto, la Cassazione con la sentenza 56138 relativa all’udienza svoltasi lo scorso 23 aprile, spiega che l’agente sotto copertura Luca Bracco imbarcatosi sulla motonave Vos Hestia operante per conto della ong Save the children aveva documentato collaborazione tra la Iuventa e gli scafisti in due diversi ‘salvataggi’ avvenuti il 18 giugno 2017.

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Nel primo, la nave della ong tedesca aveva recuperato tre barconi dopo aver tratto a bordo i migranti «con la sostanziale riconsegna degli stessi ai trafficanti» e nel secondo, inviando un fuoribordo, aveva prima avuto un contatto con un barchino che poi si era diretto verso le coste libiche «per poi riapparire sullo scenario scortando un gommone carico di migranti e arrestando la navigazione solo in prossimità della Iuventa».

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