Boom rimpatri con Salvini: +30 per cento in 5 mesi

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Ma i numeri assoluti rimangono drammaticamente bassi: il Pd aveva smantellato il sistema di espulsione.

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Da quando Matteo Salvini è al Viminale «i rimpatri forzati aumentano. Dal primo gennaio al 31 maggio 2018 sono stati 2.833, mentre dal primo giugno al 9 dicembre 2018 sono saliti a 3.626». Sono numeri ufficiali del ministero dell’Interno.

«Spiace che l’opposizione e qualche giornalista fazioso e disinformato falsifichino perfino i numeri e la realtà», dice il ministro Salvini, che ieri aveva ribadito, dopo il blocco degli sbarchi, l’intenzione di procedere ai rimpatri di massa.

Quindi i dati dicono che le espulsioni sono aumentate del 28% da quando c’è Salvini. Il problema è che partivamo da dati ridicoli. Ovviamente, nessuno si aspettava di più in così poco tempo – chi scrive non si aspettava nemmeno l’azzeramento di fatto degli sbarchi -, ma ora è tempo di accelerare. Perché ne sono arrivati più in aereo con i famigerati ‘corridoi umanitari’ di quanti ne abbiamo rispediti a casa.

Il piano è pronto. In Italia ci sono circa 500-600mila clandestini. Quanto impiegheremmo a rimpatriarli? Beh, utilizzando gli aerei militari da trasporto non troppo tempo.

L’Italia possiede 22 C-130. L’aereo può trasportare comodamente 100 clandestini a botta, con accompagnatori. In teoria, se ci fosse la volontà, ogni viaggio potrebbe trasferire lontano dall’Italia ben 2.200 clandestini. Con un solo viaggio a settimana, un ritmo nemmeno tanto frenetico, si potrebbero espellere più di 114mila clandestini in solo 1 anno: 560mila nel giro di una sola legislatura.

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E questo esclusi gli altri aerei civili che il governo potrebbe noleggiare. Il costo per ora di volo si aggira sui 6/7mila euro compresa la manutenzione. Tenendo conto che mediamente parliamo di 10 ore di volo tra andata e ritorno (ad esempio la Nigeria), il costo totale dell’espulsione ogni anno di 114mila clandestini ci costerebbe solo 80 milioni di euro. Una bazzecola rispetto ai 5 miliardi di euro che spendiamo per tenerli in hotel.

Ovviamente non è così semplice, ci vogliono accordi con i Paesi di provenienza, ma anche questo problema è superabile con un iniziale spostamento dei clandestini in un Paese terzo – metodo israeliano – e, oltretutto, con tutti i fondi che versiamo agli Stati africani – sia direttamente che attraverso le rimesse dei loro immigrati regolari -, potremmo minacciarli di blocco trasferimenti in caso si rifiutino di riprendersi i loro clandestini.

Insomma, per eliminare dal territorio nazionale i vari Oseghale spenderemmo solo 500 milioni di euro in una legislatura rispetto ai 25 miliardi di euro che servirebbero nei prossimi 5 anni per ospitare in hotel gli attuali 200mila ospiti (che sono la parte più semplice del mezzo milione da espellere perché già sappiamo dove sono: basterebbe andarli a prendere e portarli al primo aeroporto militare).

Le coop rimarrebbero a bocca asciutta e i nostri aerei militari servirebbero finalmente a proteggere le frontiere invece di andare a fare guerre inutili al servizio di Washington.

E, magari, un’altra Pamela non sarà fatta a pezzi. Un’altra Desirée non sarà stuprata da morta.