Strasburgo: una famiglia integrata di terroristi islamici

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La storia criminale di Cherif, il terrorista islamico di Strasburgo, non è limitata ai confini dell’esagono. E’ stato anche condannato a Singen, in Germania, e a Basilea, in Svizzera. In tutto ha collezionato 20 condanne, ma non era stato possibile espellerlo: perché è ‘francese’.

Nella sentenza del tribunale di Singen del giugno 2016 che L’Express ha potuto consultare, sono citati due casi. Nel febbraio 2012, il francese entra in uno studio dentistico a Magonza dove ruba una cassaforte che contiene 1467 euro in contanti, francobolli del valore di 192 euro e oro per oltre 6500 euro. È facilmente identificato da un tessuto contenente il suo DNA che ha abbandonato sulla scena.

Nel gennaio 2016, questa volta, entra in una farmacia a Engen, nel sud del Baden-Württemberg. Esce con un bottino magro: 315 euro trovati nel cassetto della cassa. Le immagini della telecamera di sorveglianza lo incastrano.

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Dopo aver scontato la sua pena in Germania, è stato espulso in Francia nel 2017. Ma la Francia, ‘grazie’ allo ius soli (che in Italia scatta al 18esimo anno di età, quindi dobbiamo urgentemente rivedere la nostra legge) non può espellerlo: è ‘francese’.

Il procuratore di Parigi, Remy Heitz,
facendo il punto sull’attentato,ha par-
lato di un atto di “terrorismo” e ha
confermato che quattro persone vicine
all’aggressore sono attualmente in sta-
to di fermo.

Secondo Le Figaro, il sospetto attenta-
tore in fuga sarebbe ferito a un brac-
cio. Due suoi fratelli sarebbero stati
fermati e uno di loro sarebbe schedato
con la lettera S, “Sicurezza di Stato”,
che indica persone potenzialmente peri-
colose.

Una famiglia di terroristi islamici. Quello islamico è un problema demografico, non di sicurezza, che deve trovare una soluzione demografica: via dall’Europa.




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