Il Censis – centro ricerche di sinistra – ha diffuso oggi uno studio sulla situazione italiana:
Il titolo che sintetizza il sentimento degli italiani verso l’immigrazione è stato: “sovranismo psichico”, come a richiamare una sorta di patologia mentale.
Sono sbarcati, negli ultimi 5 anni, qualcosa come 800 mila clandestini. Gli immigrati, clandestini compresi, hanno sfondato la soglia psicologica – e non solo – del 10 per cento dei domiciliati in Italia. Ogni giorno c’è una scuola che rifiuta il Presepe per non turbarli. Le moschee abusive spuntano come funghi. Ogni tanto, finti profughi che manteniamo in hotel, stuprano e fanno a pezzi una ragazzina. A migliaia, arrivati coi barconi, spacciano davanti alle scuole.
Non è ‘sovranismo psichico’, è prendere atto della realtà. Il sovranismo non è la malattia, è la cura. L’invasione non è percepita, è oggettivamente in atto, e chi lo nega lo fa perché è prezzolato oppure così ideologicamente ottuso da non rendersi più conto della realtà che lo circonda.
Il rapporto del Censis, somiglia un po’ all’attività dei sedicenti “debunker” come Puente e Butac, sempre così impegnati a smontare qualsiasi notizia che metta in cattiva luce l’immigrazione.
Il “debunker” si rivolge a chi ha bisogno di una scusa qualunque per continuare a credere che tutto vada bene, che l’immigrazione non stia mettendo in pericolo il suo mondo. Che, in fondo, 800mila sbarcati non è un’invasione.
Il pubblico del “debunker” non va a controllare se quello che ascolta è sensato. Non agisce con spirito critico, ma nel modo fideistico del quale accusa gli altri.
Perché ha bisogno di sentirsi dire che le notizia dei migranti che stuprano sono bufale. Così può tornare a mettere la testa sotto la sabbia.
Il “debunker”, o in questo caso il Censis, ribalta la realtà in modo spudorato, tanto sa che il suo pubblico non andrà a verificare quello che dice. Ha solo bisogno di essere rassicurato, di sentirsi dire che tutto va bene, e che vivremo nel migliore dei mondi possibili se non fosse per quei “razzisti” che lo circondano.
Ah, Puente: quello che festeggia Hanukkah. Giacchè qualche tempo fa si lamentava del fatto che gli dicevano ebreo come se fosse un insulto vorrei sottolineare che si tratta di una semplice constatazione.