Ue lancia allarme: profughi e clandestini infetti da Tubercolosi, HIV ed Epatite B/C

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L’ECDC, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha appena pubblicato una “Guida alla salute pubblica sullo screening e sulla vaccinazione per le malattie infettive nei migranti appena arrivati ​​all’interno de i Paesi dell’UE/SEE”. Obiettivo principale della guida è fornire una consulenza scientifica, basata su una valutazione fondata su prove di interventi mirati di sanità pubblica, per facilitare uno screening e una vaccinazione efficaci per le malattie infettive prioritarie tra le popolazioni migranti appena arrivate nell’UE/SEE.

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L’aumento dei tassi di migrazione verso e all’interno dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo (UE/SEE) negli ultimi anni ha reso lo sviluppo della politica di migrazione, compresa la politica sanitaria, una priorità per la regione.

Secondo l’ECDC, profughi, richiedenti asilo e clandestini sono particolarmente a rischio. In un certo numero di Stati membri dell’UE/SEE, i sottogruppi di popolazioni migranti sono colpiti in modo sproporzionato da malattie infettive quali tubercolosi, HIV ed epatite B e C.

Risultati: questa guida si concentra sui migranti appena arrivati ​​all’interno dell’UE / SEE, prendendo in considerazione il paese di origine, circostanze della migrazione, età e sesso, se del caso.

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Le evidenze disponibili suggeriscono che è probabile che sia efficace e conveniente controllare i migranti bambini, adolescenti e adulti per la tubercolosi attiva e l’LTBI, l’HIV, l’HCV, l’HBV, la strongiloidosi e la schistosomiasi.

Alcune popolazioni migranti sono a maggior rischio di malattie infettive specifiche, tra cui la TB attiva e latente, l’HIV, epatite B ed epatite C. Inoltre tra loro la copertura vaccinale è bassa, rendendoli più suscettibili alle malattie prevenibili con vaccino.

I fattori che aumentano la vulnerabilità dei migranti verso le malattie infettive includono: profilo demografico, modelli di malattia e sistemi sanitari deboli nei Paesi di origine, comportamento ad alto rischio, esposizione a pericolosi viaggi migratori che aumentano il rischio di contagio di malattie, condizioni di vita nei paesi ospitanti (come centri di accoglienza, sovraffollamento o alloggi condivisi), barriere sociali, economiche, culturali e giuridiche nei paesi ospitanti che limitano o impediscono l’accesso e l’assorbimento di servizi sanitari.

Insomma, ancora una volta: gli immigrati portano le malattie. Ovviamente non il manager canadese, sul quale probabilmente Burioni baserà i suoi studi, ma ‘profughi, richiedenti asilo e clandestini’.