Dall’inchiesta sulla nave dei veleni di Medici Senza Frontiere, abbiamo scoperto che in 2 anni sono sbarcati oltre 50mila clandestini infetti:
Molti di loro avevano l’Aids.
Che l’Aids arrivi – anche – sui barconi, ce lo conferma uno studio diffuso giorni fa dall’associazione Anlaids:
Migranti infetti: 65% malati aveva già l’Aids prima di sbarcare
Infatti, circa i due terzi degli africani sub-sahariani in cura per AIDS analizzati era infetto da HIV già prima di arrivare in Italia.
Visto che chi questi anni è arrivato sui barconi era al 90% sub-sahariano, significa che circa i due terzi di chi sbarca ed è infetto con l’Aids, lo era già prima di arrivare in Italia.
Sono numeri sconvolgenti.
Numeri confermati dall’importante immunologo Aiuti, che proprio nei giorni scorsi ha smentito le bizzarre tesi di Burioni. Lanciando l’allarme Aids tra gli immigrati africani presenti in Italia:
Aids, Aiuti smentisce Burioni: «Immigrati nuovo focolaio epidemia»
Del resto i numeri non mentono. In Italia, l’Aids è prettamente una malattia di immigrati e omosessuali. Spesso sono i primi che infettano i secondi attraverso rapporti promiscui e non protetti.
In Italia si registrano 3.500-4.000 nuove diagnosi di infezione da Hiv all’anno. L’identikit di chi contrae l’HIV e poi l’Aids abbraccia tre grandi categorie: nel 40% dei casi si tratta di omosessuali maschi fra i 20 ed i 35 anni; un’altra fascia altrettanto ampia riguarda donne eterosessuali migranti, in questo caso l’età si abbassa ai 18-25 anni. Il restante 20% dei contagi riguarda eterosessuali, uomini e donne in egual misura, che hanno un’età fra i 40 e i 60 anni. Significa che i migranti sono 10 volte più infetti con l’Aids degli italiani.
Il direttore delle forze di contrasto all’immigrazione clandestina di Kufra, nella zona sud-orientale della Libia, al Fadhil, ha denunciato che i suoi uomini hanno riscontrato innumerevoli “casi di Aids tra gli immigrati presenti nei centri di detenzione”.
Parlando al giornale libico “al Wasat”, al Fadili ha spiegato che “di recente la Mezzaluna rossa locale ha svolto le analisi del sangue su 1050 migranti illegali presenti a Kufra. E’ emerso che in 400 hanno il virus dell’Hiv. Molti altri hanno l’epatite B. Provenivano per la maggior parte da paesi con un basso livello di istruzione e sono stati tutti rimpatriati”. Praticamente la metà.
Insomma, secondo questi dati, la metà di chi sale sui barconi è infetto.
E sono dati confermati da quanto avviene sui punti di sbarco dei clandestini.
Nel corso del 2017 all’ospedale Civico di Palermo, centro di riferimento regionale per la Sicilia per le malattie sessualmente trasmissibili, sono stati 65 i nuovi casi di Aids riscontrati. Un dato in incremento rispetto agli scorsi anni: nel 2016 erano stati 53, 42 nel 2015, 34 nel 2014, 20 nel 2013. E in ogni caso un dato come quello dell’anno appena concluso non ha precedenti almeno dal 2009. Un trend in linea con quello siciliano. I numeri, in questo caso, si riferiscono al 2016, ultimo aggiornamento del registro regionale. In quell’anno le nuove diagnosi di infezione da HIV in Sicilia furono 274. Quasi il doppio di quelle di appena sei anni prima: nel 2010, infatti, i nuovi casi riscontrati erano stati 143 con una crescita praticamente costante anno dopo anno.
Dati confermati anche da altri studi, che però, a differenza di quelli in Libia, non prendono in considerazione tutti quelli che sbarcano:
Del resto basta guardare una cartina dell’Africa con il numero di infetti per rimanere allarmati:
In Nigeria, ad esempio, sono milioni. E sono quelli che salgono sui barconi.
E allora, cosa fare? Bloccare gli sbarchi e distribuire preservativi e medicine a pioggia in Africa. Questi sono i veri aiuti, non i soldi che finiscono nelle piscine dei presidenti africani.
Non solo. Obbligo di test per malattie infettive a chi richiede il visto per l’Italia. Che stiamo aspettando?