Boicottare i prodotti Huawei Technologies. Così, con una “straordinaria campagna di sensibilizzazione” nei confronti degli alleati stranieri, tra i quali l’Italia, il governo degli Stati Uniti avrebbe avviato una sorta di sabotaggio per convincere i fornitori di servizi wireless e Internet a evitare le apparecchiature di telecomunicazione del colosso cinese.

Il governo, allarmato per i rischi di sicurezza nazionale correlati all’utilizzo dei dispositivi cinesi, avrebbe stretto un “cordone sanitario” attorno alla multinazionale asiatica. Chiedendo agli alleati di isolare il gruppo e i suoi prodotti. Che, visti i legami dell’azienda con Pechino, sarebbero accusati di creare rischi di cybersecurity, sul fronte militare, economico e finanziario. Alcuni funzionari avrebbero organizzato anche un’intensa serie di incontri informali, con dirigenti del settore su scala globale. Secondo quanto riportato, nelle nazioni coinvolte, i mezzi Huawei sono considerati diffusi e si troverebbero anche in importanti basi militari americane. Che, quindi, potrebbero essere a rischio di spionaggio e sabotaggio. Il Dipartimento Usa della Difesa ha i suoi satelliti e una sua rete autonoma di telecomunicazioni per i messaggi sensibili, ma la maggior parte del traffico in molte installazioni militari viaggia attraverso le reti commerciali.
Intanto, l’azienda cinese, si è detta sorpresa dei comportamenti del governo Usa descritti nell’articolo. “Va oltre la sua giurisdizione e tale attività non dovrebbe essere incoraggiata”, hanno fatto sapere dalla Cina.
Avere aperto il mercato alla Cina è stato un errore madornale. Oltretutto, come visto nel caso di D&G, questa apertura è del tutto asimmetrica.
La Globalizzazione, a cui Trump sta cercando di porre rimedio con i dazi, ha trasferito ricchezza e tecnologia in Cina attraverso le delocalizzazioni. Ne paghiamo oggi il conto con la perdita di posti di lavoro e impoverimento della classe media, ne pagheremo poi il conto con malattie importate con i prodotti cinesi tossici. E anche con prodotti che hanno una ‘porta aperta’ per il governo cinese.