Chi sono i cosiddetti profughi che ospitiamo nei nostri centri di accoglienza, tra hotel e appartamenti? Ce lo racconta un ‘volontario’.
“Non esiste ordine, non viene riconosciuta alcuna autorità e basta un niente perché si scatenino violenze”, lo raccontava tempo fa uno degil operatori che, ogni giorno, si trovano a dover gestire situazioni di tensione, risse, liti e scontri etnici.
«Sanno che possono fare tutto quello che vogliono e che nessuno gli farà niente – spiegava l’operatore, che volle rimanere anonimo per timore di ritorsioni e per conservare il suo posto di lavoro – e purtroppo noi stessi non possiamo sempre fare affidamento sulle forze dell’ordine».
Era prima del decreto Salvini.
Accuse gravissime: «Accade spesso che le tensioni all’interno dei centri degenerino in risse o aggressioni, e capita che i rappresentanti dell’ordine rimangano ai margini, in attesa che le cose si risolvano da sole. Intanto noi operatori siamo spesso presi in mezzo e a volte qualcuno prende pugni e schiaffi».
Una descrizione interessante. Del resto sono piene le cronache di ‘profughi’ che bloccavano le strade con poliziotti e carabinieri che erano costretti a guardare mentre violavano la legge, per ordini superiori di governi abusivi.