Non vogliono lasciare l’esclusivo villaggio di Mineo senza che venga loro riconosciuta una liquidazione da usare per il viaggio!

Ennesima rivolta al famigerato villaggio extralusso per richiedenti asilo (Cara) di Mineo, in provincia di Catania. Che ha ospitato negli anni assassini, stupratori e delinquenti di vario tipo.

Gli ospiti, probabilmente sobillati dagli operatori, hanno dato vita a violente protesta contro i tagli delle risorse messe loro a disposizione dai contribuenti, ad iniziare dalla questione trasporti gratuiti: i mantenuti non accettano l’idea di dover sborsare dei soldi per viaggiare sui mezzi pubblici, avendo potuto usufruire fino ad ora di infinite corse gratuite. Lo ritengono intollerabile.

Ecco perché centinaia di africani si sono riversati per le strade, inscenando una protesta che sta colpendo e coinvolgendo gli automobilisti che si trovano a transitare nelle vicinanze.

Occupata la carreggiata della statale 417 che unisce Catania a Gela, lungo la quale il traffico è risultato completamente bloccato per ore, tanto che un tratto è stato direttamente chiuso dalle autorità. Autorità che invece di sgomberare i rivoltosi chiudono il traffico su loro richiesta!

Tra i rivoltosi anche circa 80 extracomunitari che hanno ottenuto il permesso umanitario e dovrebbero lasciare la struttura, ma che si rifiutano di andare via senza avere i soldi per il viaggio. Vogliono la liquidazione!

Un’altra frangia di rivoltosi si è invece diretta verso la strada statale 385 Catania-Palagonia, creando altri pesanti disagi alla circolazione dei mezzi. Le autovetture sono state anche assaltate con il lancio di pietre da parte degli immigrati. Raccolte delle pietre dal ciglio della strada, i richiedenti asilo le hanno infatti scagliate verso gli automobilisti in transito, scatenando il panico.

Questa è guerra.

Non è il tempo di ordinare alle forze dell’ordine di caricare chi blocca le strade, o vale solo per gli italiani? E gli 80 col permesso umanitario, lo avranno anche dopo l’assalto alle auto? Domande per Salvini, su cui pesa un’eredità pesante, drammatica, lasciata dal PD.