Giornalisti in piazza per difendere ‘libertà di stampa’: fa già ridere così

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Sono gli stessi che chiedono di censurare il termine clandestino e di chiudere i siti di informazione che non stanno al loro gioco: non difendono la libertà di espressione, ma i loro padroni

Giornalisti in piazza in tutta Italia in difesa della libertà di stampa. Fa già ridere così. In Italia non esiste la libertà di stampa, altrimenti non ci sarebbero finanziamenti pubblici a pioggia che ledono la concorrenza. La vera libertà di stampa è lesa non da Di Maio che definisce ‘puttane le puttane’, ma da Facebook, Twitter, Google che alterano la diffusione delle notizie decidendo chi può condividere o meno una notizia su piattaforme che sono di fatto monopoli o chi può avere la loro pubblicità. Per questo la manifestazione di questi pennivendoli è ridicola: difendo i privilegi della stampa di regime, non la libertà di tutti di esprimere le proprie opinioni.

La Federazione Nazionale della Stampa ha organizzato flash mob nei capoluoghi di regione, ricevendo anche adesioni dai colleghi di Bruxelles e Londra, con lo slogan “Giù le mani dall’informazione”. Dalle piazze è partito un coro unanime dopo le dichiarazioni di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista contro i giornalisti seguite alla sentenza di assoluzione per Virginia Raggi.

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“La libertà di informazione si garantisce prima di tutto migliorando le condizioni di lavoro dei giornalisti. Soprattutto i giornalisti sottopagati, al limite dello sfruttamento”, afferma Luigi Di Maio in video su un social network aggiungendo: “Vogliamo garantire l’equo compenso” anche per i giornalisti. “La stampa deve essere libera”, ha aggiunto Di Maio sottolineando che “c’e’ una proposta di legge che incentiva i cosiddetti editori puri, che non hanno interessi politici né economici”. “Chi parla di dittatura oggi come Berlusconi, mi fa un po’ ridere – dice Di Maio – perché rappresenta quella classe politica che quando era al Governo ha addirittura epurato giornalisti come Biagi, Luttazzi e Santoro”. “Poi abbiamo vissuto l’epoca renziana in cui Gabanelli, Giannini, Giletti, Floris, Mercalli, Porro sono stati mandati via dalla Rai e noi li abbiamo difesi”.

“E’ partita la difesa corporativista, puerile, patetica, ipocrita, conformista e oltretutto controproducente di una parte del sistema mediatico – sottolinea Alessandro Di Battista -. Quando per orgoglio e malafede non sanno chiedere scusa per le menzogne scritte sulla Raggi, per la difesa a spada tratta di un sistema morente, per aver avallato il neoliberismo e tutte le sue nefandezze, partono con la solita litania: ‘giù le mani dall’informazione'”. “Se fossi un giornalista prenderei le distanze da chi inventa i fatti e fa il tiro al bersaglio”, aggiunge il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Abolire l’ordine dei giornalisti.