Per i residenti del quartiere Babobab Experience è una ‘associazione a delinquere’ che devasta Roma. Scelgono un quartiere e poi lo riempiono di immigrati erigendo tendopoli abusive. Arrivati loro, i prezzi delle case crollano, i negozi chiudono e gli speculatori cinesi fanno affari d’oro.
Sono gli stessi che, mesi fa, portarono gli eritrei della Diciotti a Ventimiglia.
Da anni, spalleggiati dal Comune di Roma, lavorano aumentando il degrado della Capitale. Tutto ha avuto inizio all’epoca del sindaco Marino. Nel 2015 il primo sgombero.
“Si chiude la struttura “Baobab”, come disposto dall’Autorità Giudiziaria per la restituzione dei locali alla proprietà. Oggi si sono concluse le attività per la sistemazione degli ultimi ospiti”. Lo ha reso noto il Campidoglio. Il centro per sedicenti profughi vicino alla stazione Tiburtina, con i suoi collaborazionisti era diventato simbolo dell’invasione alcuni mesi fa. Due settimane fa in un blitz della polizia erano stati portati via 23 potenziali terroristi senza documenti. Ora sono ospitati a spese dei cittadini romani.
Poche settimane prima, un blitz era scattato: si cercavano terroristi islamici. Da allora non si sono dati per vinti. Realizzando sempre nuove tendopoli abusive: ovunque c’è degrado a Roma, lì ci sono quelli del Baobab.
«Li abbiamo subiti in via Cupa dove a causa loro chiusero il 90% delle attività commerciali e il valore delle case si ridusse del 70% e abbiamo continuato a subirli alla Stazione Tiburtina dove la tendopoli abusiva era diventata la meta e il rifugio di criminali di ogni tipo in fuga da controlli – continua il comitato – Confidiamo che la Questura non si fermi allo sgombero ma che blocchi una volta per tutte i vertici dell’organizzazione diventati oggi star televisive e che revochi anche tutti gli incarichi che Baobab ha proprio negli uffici immigrazione del ministero degli Interni». «Il nostro timore da residenti è che anche questa volta l’unico effetto dello sgombero sia lo spostamento dell’accampamento ad altro angolo della stazione. La cosa – conclude il Comitato – non ci stupirebbe più di tanto vista la capacità di adattamento di Baobab e le ingenti risorse economiche che pubbliche amministrazioni quali la Regione Lazio mette a disposizione per le loro attività».
“Migranti in transito, persone fuoriuscite dal circuito dell’accoglienza e i cosiddetti dublinanti”, li ha definiti stamani Andrea Costa, presidente dell’associazione. Principalmente nigeriani, eritrei, tunisini, ivoriani e marocchini. Tutti, stamani, varcavano i cancelli dell’accampamento abusivo imprecando contro Salvini.
E al ministro dell’Interno, che si è complimentato con le forze dell’ordine per il buon esito delle operazioni, Costa minaccia “ride bene chi ride ultimo”. “Chi festeggia per decine di persone buttate in mezzo alla strada è veramente una persona di poco valore – attacca – mi vergogno che sia il ministro dell’Interno di questo Paese”. “Siamo sempre rinati più forti di prima i migranti continueranno ad arrivare e noi continueremo ad accogliere”.
Staremo a vedere. Ma sarebbe ora la magistratura si occupasse di chi occupa, abusivamente, suolo pubblico. Di chi ha gestito una tendopoli dove è stata stuprata una donna e non ha fatto una mossa.
A portare la solidarietà a questi:
Sono arrivati anche il deputato di LeU, Stefano Fassina e l’assessore del III Municipio, Christian Raimo. “Lo sgombero non risolve nessuno dei drammi che si sono accumulati in questo spazio”, commenta Fassina, secondo cui il Campidoglio non disporrebbe degli strumenti necessari ad accogliere tutti. “Il problema, quindi – prosegue il deputato – si aggrava sul piano sociale e della sicurezza”.
Non è potuto andare lui, il boldriniano Fratoianni, che essendo in crociera con l’ong Mediterranea, quindi impegnato a cercare di rifornire Bobab e soci con altri fancazzisti:
Salvini è considerato il “nemico numero uno”. L’effige del vicepremier è affissa anche sui sacchi neri che avvolgono i materassi pronti ad essere trasportati altrove. “Stasera dormiremo in mezzo alla strada”, ci dice Giorgio, un egiziano che si era rifugiato nella baraccopoli da oltre un anno. “Qui dentro nessuno lavora? Dove andremo?”. Beh, nel tuo caso in Egitto: se non lavori, che ci stai a fare in Italia, Giorgio?
A fare compagnia a Tutankamen al suo paese.
I suoi antenati hanno costruito le piramidi.
Loro, sempre nella valle di Ghiza ma se vogliono anche nei pressi,
potrebbero costruire intere schiere di pirlamidi