La Cassazione ordina: solo pesce pregiato al detenuto

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Il detenuto mafioso è allergico al pesce azzurro, quindi i contribuenti devono provvedere al pesce «alternativo».

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Così un detenuto in regime di 41 bis prima nel carcere di Terni e ora in quello di Viterbo, ha vinto la «battaglia del menu».

Accogliendone il ricorso, la Cassazione ha disposto che nelle strutture penitenziarie deve essere fornita ai detenuti una dieta equilibrata che, in base al diritto alla salute, tenga presente eventuali allergie alimentari dei reclusi: in tal caso gli alimenti che provocano allergia devono essere sostituiti con altri, tollerati e dello stesso genere.

In sintesi: il mafioso è allergico al pesce azzurro e il carcere deve mettergli a disposizione altro tipo di pesce, di cui non sia allergico.

L’amministrazione del carcere aveva preso atto della sua intolleranza alimentare ed eliminato ogni tipo di pesce dalla dieta.

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Il fatto è che nel carcere di Terni veniva somministrato solo pesce azzurro, una volta a settimana. Il ricorso del detenuto finisce al magistrato di sorveglianza che gli dà ragione, ma in appello è il Tribunale di sorveglianza di Perugia che gli dà invece torto, sostenendo la tesi della «piena fungibilità della carne con il pesce, a fini nutrizionali». Insomma, la carne ha le stesse capacità nutritive del pesce e il diritto alla salute è garantito.

Invece la Cassazione ha accolto il reclamo: «La particolare dieta, nell’escludere taluni alimenti, ricomprende tipi di pesce assolutamente comuni – osserva la Suprema Corte – notoriamente reperibili sul mercato anche a prezzi economici. A fronte di ciò e di una tabella vittuaria che dovesse includere una o più porzioni settimanali di pesce nella dieta, l’Amministrazione dovrebbe dare adeguato conto delle contingenti ragioni, di ordine organizzativo, finanziario o altra natura, che le impediscano di adeguarvisi, imponendo il bando dell’alimento dai pasti del detenuto».

Rinviando la decisione al Tribunale di sorveglianza di Perugia, la Cassazione ricorda che «in nessun modo il giudice di sorveglianza si può sostituire agli organici tecnici e stabilire ciò che rientri o non nella nozione di alimentazione sana ed equilibrata». La carne, quindi, non vale il pesce.

Insomma, se sei un pensionato ti arrangi, se invece sei un mafioso hai diritto ad una dieta equilibrata, a spese dei contribuenti.