Un incubo lungo quasi un giorno e mezzo. Trenta ore in balia di tre stranieri, sequestrata nelle palazzine dell’ex Moi e violentata più volte dai profughi che da anni vivono in quelle che erano le palazzine olimpiche realizzate per Torino 2006.
Torniamo a parlare del dramma terribile vissuto dalla ragazza disabile di 21 anni, perché proprio ieri era l’anniversario della condanna in appello suoi stupratori: 8 anni e quattro mesi di carcere per i primi due profughi africani, otto anni all’altro profugo africano. Quella che per noi è una condanna ridicola.
Il brutale stupro avvenne nel maggio del 2016: i tre profughi avevano 28, 31 e 32 anni.
In appello, come in primo grado, i difensori avevano difeso gli stupratori con la bizzarra tesi della “difficoltà di esprimere consenso” da parte della ragazzina e sulla capacità dei tre imputati di riconoscere il suo stato di infermità.
Se non sono capaci di capire che una ragazzina è disabile mentalmente e che non vuole essere stuprata da loro, è evidente che l’Italia non è il posto per questa gente dal QI troppo basso rispetto alla media europea.
Ma torniamo a parlare dello stupro anche per un altro motivo. Centro dello spaccio cittadino, occupate da clandestini e abusivi, le palazzine ex-Moi continuano ad essere occupate. Nemmeno l’ordalia di questa povera vittima ha fatto sì che venissero sgomberate. Anzi, parte degli ‘abitanti’ è stata effettivamente fatta uscire: spostata in comodi appartamenti messi a disposizione da Comune grillino, Regione Pd, Vescovo e fondazioni bancarie.
Come premio. Evidentemente.