Raggi nega una via alle vittime della Marocchinate

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Nei giorni in cui la città piange il brutale stupro di Desirée, una sorta di Marocchinate 2.0, la giunta Raggi decide di negare una via in memoria delle vittime delle Marocchinate, quella strage di donne, vecchi e bambini fatta dalle truppe coloniali alleati durante l’invasione dell’Italia verso la fine della seconda guerra mondiale.

Le vittime furono migliaia: giovani, anziane, bambine e bambini. Non facevano discriminazioni i famigerati goumiers, le truppe coloniali francesi sotto lo sguardo soddisfatto dei liberatori. Lo stesso sguardo che, è bene ricordare, ebbero anche i franchisti durante gli stupri delle truppe coloniali spagnole contro le donne repubblicane.

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Si potrebbe scrivere, dicevamo, per ore sulla striscia di sangue e miseria che hanno lasciato mentre ci ‘liberavano’. Ma basteranno le parole dello scrittore Frédéric Jacques Temple, allora soldato dell’esercito francese.

Scrive Temple in “Les Eaux mortes”: “Stesa sui cuscini sventrati, ancora giovane, con la gonna alzata fino al viso, un viso di cenere incorniciato da bei capelli neri. I neri, grandi e grossi, si lavoravano metodicamente quella donna aperta a forza, ora silenziosa e inerte, che aveva da molto tempo smesso di lamentarsi sotto le violente spinte. Nessuna tregua tra un uomo e l’altro. Erano più di cento, con i pantaloni abbassati e la verga in mano, in attesa del loro turno. Un ufficiale se ne stava vicino alla porta”.

Oggi, come insegnano le tragiche vicende di Pamela e Desirée, non è cambiato molto. Solo che i liberatori li chiamano profughi. E gli ufficiali vicini alla porta sono i nostri politici.