Desirée, le ultime parole dei profughi: «Lasciamo morire la tossica»

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Quello che ha fatto il branco di africani contro Desirée è «efferato», dicono i magistrati.

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E la sua morte poteva essere evitata. Una chiamata al 112 o al 118 le avrebbe salvato la vita. Ma gli africani lo hanno impedito.

Gli indagati avrebbero «anche impedito il soccorso della ragazza ad altre persone presenti cagionandone così la morte», si legge nelle ricostruzioni.

Il gruppo di belve africane che si è accanito sulla povera ragazza non ha avuto pietà. Uno si è addirittura definito il ‘fidanzato’ della povera ragazzina, che ha drogato per stuprarla insieme agli altri.

I quattro profughi del branco hanno preparato un mix letale di droga e piscofarmaci per intontirla e potersi sfogare sul suo quasi cadavere.

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Dopo aver ingerito le sostanze è sopravvenuta la perdita dei sensi: poi lo stupro di gruppo.

E quando qualcuno degli altri ‘clienti’ del gruppo di profughi spacciatori è entrato e l’ha vista morente, chiedendo di chiamare i soccorsi, la risposta del branco africano è stata: «È meglio che muore, lasciamola morire sta tossica». L’ordine di non chiamare i soccorsi sarebbe arrivato proprio dai quattro profughi arrestati. Uno scenario che rivela chi abbiamo e stiamo mantenendo in hotel. Chi le ong e il Pd c’hanno scaricato in questi anni.

L’ultimo affronto alla povera Desirée lo porta lo spacciatore senegalese Mamadou Gara: “Sì abbiamo fatto sesso, ma non l’ho stuprata. Era viva quando sono andato via. Conoscevo Desirée , avevamo una storia, mi aveva detto di essere più grande, di avere 22 anni”.

Questo va impiccato per primo.