Bergamo, soldi del Qatar per trasformare la chiesa in moschea

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Il nuovo obiettivo islamico è comprare le chiese italiane per trasformarle in moschee. L’ultimo tentativo è andato in scena, come sapete, a Bergamo.

Fra il 2013 e il 2016, «grazie al direttivo dell’ Ucoii è stato fatto un lavoro di raccolta fondi molto valido con il Qatar che ci ha consentito di procurarci 25 milioni di euro. Sono soldi del Qatar charity», spiegava nel maggio 2016 Ezzedin Elzir, allora presidente dell’Unione delle Comunità islamiche in Italia. Cinque milioni sarebbero finiti a Bergamo, e proprio parte di quei soldi sarebbero stati utilizzati per l’offerta all’asta con la quale si è tentato di comprare la chiesa.

A capo della fondazione che ha vinto l’asta, infatti, c’è Imad El Joulani, giordano. Che dalla Qatar Charity Foundation ha ricevuto ben 5 milioni di euro per realizzare moschee a Bergamo: lui ne ha utilizzata una parte per accaparrarsi la chiesa. Progetto sventato ieri dall’intervento del governatore leghista della Lombardia, Fontana.

Ecco allora il proliferare di 43 moschee e centri islamici sparsi un po’ dovunque nella Penisola, nonostante che l’ Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’ Italia abbia messo in evidenza che fra le segnalazioni scaturite da anomalie finanziarie ce ne siano molte «rilevate su rapporti intestati a organizzazioni senza scopo di lucro, di matrice religiosa e/o caritatevole (centri culturali islamici, associazioni, fondazioni, Onlus, etc.)».

Avevano iniziato con i fondi necessari a ultimare la moschea di Colle Val d’ Elsa, nel Senese, per proseguire con i loro investimenti religiosi in Sicilia con oltre 7milioni di euro, in particolare nella provincia di Ragusa, ma anche a Palermo, Catania, a Mazara del Vallo e nel Messinese. Sono luoghi simbolici della riconquista islamica, dopo la fine della dominazione araba nell’isola.

Ma non si disdegna nemmeno il resto del territorio italiano, con donazioni che arrivano ai centri islamici di Olbia, Taranto, Roma e Frosinone, per finire a Lecco, a Brescia, a Saronno nel Varesotto, alla comunità turca Milli Görus di Milano, alla provincia di Mantova e infine a Modena, alla provincia di Ferrara e a Ravenna, passando per Verona e Vicenza.

E proprio nei giorni scorsi, la Lega ha presentato un disegno legge – Disposizioni concernenti il finanziamento e la realizzazione di edifici destinati all’esercizio dei culti ammessi -, con l’obietivo di evitare che questi luoghi, “da punti di aggregazione, possano diventare centri di possibile reclutamento da parte dell’estremismo”.

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Il disegno legge porta la firma di Guido Guidesi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e verrà discusso a dicembre. Uno dei principali obiettivi è quello di “colmare il vuoto normativo esistente nel nostro ordinamento” in quanto “non esiste (e non dovrà mai esistere ndr…) un’ intesa fra lo Stato italiano e la confessione religiosa islamica, non essendoci un unico interlocutore per la religione musulmana”.

Non c’è un Vaticano islamico, ma molteplici correnti e interlocutori. Senza tenere conto che l’islam è anticostituzionale.

Il modello è quello del cancelliere austriaco Sebastian Kurtz che, da ministro, fece approvare una legge che “impediva l’ arrivo di finanziamenti da altri Stati”.

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Il documento dettaglia anche la somma di soldi provenienti dall’estero. Ammonterebbero infatti “a diciotto milioni di euro all’ anno i finanziamenti per la costruzione in Italia di moschee e luoghi di preghiera e culto, autorizzati o meno, provenienti dall’ estero, in particolare dal Qatar, dall’ Arabia Saudita e dalla Turchia”. L’organizzazione più attiva, secondo le informazioni raccolte da Guidesi, sarebbe la Qatar charity foundation, che destina “in media al nostro Paese circa sei milioni di euro”, mentre “dalle associazioni turche ne arriverebbero quattro milioni e dall’Arabia Saudita otto milioni”.

E «la Fondazione Qatar Charity è stata riconosciuta dal governo degli Usa come uno dei soggetti finanziatori di Al-Qaeda e nel 1997 lo stesso Osama Bin Laden ricevette del denaro da parte di questa Ong», rilevava il senatore leghista Giacomo Stucchi in un’ interrogazione parlamentare presentata nella scorsa legislatura.

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Il disegno di legge sottolinea inoltre che per le religioni per cui non esistono accordi con lo Stato è previsto il “rispetto dei princìpi e dei valori della Costituzione”.

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Inutile dire che senza finanziamenti sauditi e qatarioti, sarà molto più difficile per i musulmani costruire moschee. O comprare chiese per consacrarle ad Allah.

Progetto che gli stessi portano avanti da decenni in Francia e Inghilterra.

“Londra è più islamica di tanti paesi musulmani messi insieme”, ha detto con soddisfazione Maulana Syed Raza Rizvi, uno dei predicatori islamici di “Londonistan”, come la giornalista Melanie Phillips ha ribattezzato la capitale inglese. Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura, è stato meno generoso; ha definito il Regno Unito “il pozzo nero degli islamisti”.

“I terroristi non sono benvenuti nella Londra multiculturale”, il sindaco di Londra Sadiq Khan ha detto dopo il recente attacco terroristico a Westminster. È vero il contrario: il multiculturalismo britannico sta alimentando il fondamentalismo islamico. Soprattutto Londonistan, con le sue nuove 423 moschee, costruite sulle tristi rovine del cristianesimo inglese. Letteralmente, sulle rovine.

La Hyatt United Church, ad esempio, è stata acquistata dalla comunità egiziana per essere convertita in moschea.

La St Peter’s Church è stata convertita nella moschea Madina.

La Brick Lane Mosque è stata costruita sui resti di una chiesa metodista. Non solo gli edifici sono convertiti, ma anche le persone. Il numero di convertiti all’Islam è raddoppiato; Spesso abbracciano l’Islam radicale, come con Khalid Masood, il terrorista che ha colpito Westminster. E non sono inglesi, sono immigrati provenienti da altri paesi non islamici, spesso dai Caraibi, che trovano nell’Islam un elemento di rivalsa contro l’integrazione.

Il Daily Mail ha pubblicato le fotografie di una chiesa e una moschea a pochi metri l’una dall’altra, nel cuore di Londra. Presso la Chiesa di San Giorgio, progettata per ospitare 1.230 fedeli, solo 12 persone si sono riunite per celebrare la Messa. Presso la Chiesa di Santa Maria, 20.

londonistan

La vicina moschea Brune Via Estate ha un problema diverso: sovraffollamento. Date le attuali tendenze, il Cristianesimo in Inghilterra è in via di estinzione, mentre l’Islam, sulle ali dell’immigrazione e della natalità pagata dal welfare inglese, sarà la religione del futuro.

Dal 2001, 500 chiese di Londra, di varie confessioni cristiane, sono state trasformate, spesso in moschee. Nello stesso periodo, infatti, sono state aperte 423 moschee, raggiungendo il numero record di 1700 in tutta la Gran Bretagna. Di queste, scrive Innes Bowen su The Spectator , solo due seguono un’interpretazione cosiddetta ‘modernista’ dell’Islam. I wahhabiti sauditi controllano il sei per cento delle moschee in Gran Bretagna, mentre i fondamentalisti deobandi circa il 45%.

Tra il 2012 e il 2014, il numero dei musulmani è cresciuto di quasi un milione. E secondo un sondaggio del Knowledge Center, un terzo dei ‘britannici’ musulmani non si sente “parte della cultura britannica”.

Ma non è ‘solo’ una invasione di moschee. L’islamizzazione si estende ad ogni ambito della società. Londra pullula di tribunali della sharia. Ce ne sono ufficialmente 100: riconosciuti dal governo britannico. L’avvento di questo sistema giudiziario parallelo è stato reso possibile grazie al British Arbitration Act and the system of Alternative Dispute Resolution, un sistema di risoluzione alternativa delle controversie, che somiglia al nostro ‘giudice di pace’, ma che agisce secondo la Sharia all’interno delle comunità islamiche: significa che, per fatti interni (tra islamico e islamico), si basano su leggi islamiche. Questo permettere legislazioni parallele è tipico delle società anglosassoni che hanno una storia statuale non antica quanto la nostra, ma nel caso della Sharia permette a leggi in totale contraddizione con quelle alla base della Common Law inglese di avere giurisdizione sul proprio territorio. E tutti sappiamo che gli islamici non si accontentano di amministrare la Sharia tra loro, e che prima o poi tenteranno, come già fanno con le ronde islamiche, di imporla anche alla società inglese nel suo complesso: è nella natura stessa dell’Islam.




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