Mamma Pamela: Immigrati razzisti, parlano di bianche da stuprare

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Desirée è un’altra Pamela. Drogate, stuprate entrambe. Lasciate morire. Uccise da profughi. Da Macerata a Roma non è cambiato nulla. Troppo pesante l’eredità lasciata dal Pd: centinaia di migliaia di criminali sbarcati sulle nostre coste.

La mamma di Pamela, Alessandra Verni, ha parlato al giornale locale: «Voglio parlare con la mamma di Desirée, perché so molto bene quello che sta provando in questo momento, perché so che posso aiutarla».

IL giornalista del Messaggero ha avuto l’ardire di porre questa domanda:

L’immigrazione spesso fuori controllo secondo lei ha portato a questo?

Come se fossero morte di raffreddore, Pamela e Desirée: «Senta, qui si parla ancora di razzismo. Io e Pamela non eravamo razziste, ma quando mai. I razzisti sono loro, gli extracomunitari, che non si integrano. Noi li accogliamo, sono loro che non ci accolgono. In una intercettazione come dicevano? Abbiamo una bianca da stuprare. Una bianca capito».

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Se fosse stata razzista, Pamela in quella casa non ci sarebbe finita. Sarebbe ancora viva. E anche Desirée.

«Sì fanno tante manifestazioni antirazziste, ma piuttosto difendessero i nostri figli».

«Sì, appunto, a San Lorenzo: in un posto, in un contesto di degrado sociale che andava evitato, si poteva evitare. Anche stavolta non mancano gli imbecilli che dicono che se l’è andata a cercare, quasi che la colpa è della vittima e non del carnefice. Basta. Ora basta con lo giustificare questi atti, basta chiudere gli occhi di fronte a dati che sono oggettivi: sono tutti immigrati i protagonisti dei più orribili fatti di cronaca degli ultimi tempi».

Suo fratello, l’avvocato Marco Valerio Verni, parla del risultato di una politica migratoria fatta in modo criminale.

«Io credo che non si può morire nel centro di Macerata, a San Lorenzo a Roma, come a San Giovanni: ci siamo dimenticati della povera Amalia Voican, trovata morta a maggio in una casa demaniale abbandonata, il corpo decomposto, le hanno dormito accanto mentre gli animali le rosicchiavano il viso».