Desirée: i suoi stupratori avevano tutti il permesso umanitario

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Man mano che ci si immerge nelle storie dei tre stupratori e assassini di Desirée che sono stati arrestati, mentre continua la caccia ad un quarto, il senso di schifo verso i governi precedenti cresce. Una rabbia incontrollabile rispetto a chi ha svenduto la nostra sicurezza in cambio di marchette alle coop.

Si scopre che non solo i due senegalesi erano ‘profughi’, ma anche il nigeriano.

E’ stato rintracciato nell’ex fabbrica della penicillina in via Tiburtina, nei pressi del Raccordo anulare, dove si era nascosto tra 600 immigrati africani come lui: seicento! Alinno Chima, 46 anni, nigeriano, è un clandestino. E un pusher di professione. Ma lo è da poco. Il suo permesso di soggiorno per motivi umanitari era scaduto a marzo, per anni ha potuto spacciare grazie alla complicità dello Stato italiano. Lui, un nigeriano in fuga da una guerra inesistente. Come Oseghale. Come i suoi due complici.

Degli altri due sappiamo già. Mamadou Gara, senegalese di 26 anni, catturato dagli agenti della Squadra mobile e del commissariato San Lorenzo in un altro edificio occupato, nell’isola pedonale del Pigneto, è un ex venditore ambulante diventato un pusher con tanto di autorizzazione a rimanere sul territorio nazionale perché richiedente asilo. Documento scaduto, per il quale il 30 ottobre dello scorso anno era stato espulso. Sulla carta. Era invece rimasto a Roma. A spacciare.

Il 22 luglio scorso una volante della polizia lo ha fermato per un controllo e nei suoi confronti è stato chiesto all’autorità giudiziaria il nulla osta per una nuova espulsione, visto che aveva carichi pendenti sempre in materia di stupefacenti. La burocrazia però ha consentito a Mamadou di rimanere ancora a Roma, senza problemi. E di proseguire i suoi traffici. Come del resto ha fatto anche il suo connazionale Brian Minteh, 43 anni, da più tempo a Roma, tanto che il 24 agosto 2017 aveva presentato in Questura una richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Dagli archivi dell’Ufficio immigrazione in via Teofilo Patini, a Tor Sapienza, risulta che il titolo gli era stato riconosciuto dal tribunale il 12 febbraio di 5 anni prima. Il rinnovo non è mai stato emesso, perché la Questura era in attesa di un’integrazione di documenti visto che alla domanda mancava l’iscrizione anagrafica. Nel frattempo Minteh, anche lui spacciatore, aveva trovato alloggio in una delle roulotte che si trovano a ridosso delle mura del cimitero del Verano, a qualche centinaio di metri dal palazzo dell’orrore in via dei Lucani. Lì, il 6 ottobre scorso, una ragazza inglese a Roma per frequentare un corso da insegnante è stata violentata fra le auto in sosta da un marocchino, tuttora ricercato dai carabinieri.

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Insomma, l’Italia in balìa di un esercito di stupratori. Solo che i media li chiamano ‘profughi’.

Ps. Il permesso umanitario è stato abolito dal decreto di Salvini, che attende di essere convertito in legge dal Parlamento.

E leggete chi difende il “diritto” di questi a rimanere in Italia: