Riace, ecco cosa ha scoperto Salvini: perché ha chiuso tutto

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Sono un centinaio gli immigrati che dovranno lasciare Riace. Il loro trasferimento inizierà già domani. Fine del ripopolamento, basta con quel «modello» che aveva trasformato il piccolo paese calabrese in un esperimento di sostituzione etnica.

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Sono quattro i punti di contestazione che il ministero dell’Interno inserisce nel provvedimento di revoca che arriva al termine di una serie di ispezioni cominciate già nel 2016. Ma che il precedente ministro teneva nel cassetto!

E viene notificato adesso che il sindaco Domenico Lucano è agli arresti domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e gestione irregolare dell’appalto per lo smaltimento dei rifiuti. Ma la procura indaga anche sulla scomparsa di diversi milioni di euro che, secondo il procuratore, sono finiti in spese private di Mimmo e moglie straniera.

E sono le irregolarità nella gestione delle case dove ospitare i fancazzisti a spese dei contribuenti, ma anche nella rendicontazione dei migranti «in carico» al sistema Sprar, che hanno convinto il Viminale a decidere l’azzeramento del famigerato progetto.

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Nella relazione finita sul tavolo di Salvini viene evidenziato come «le criticità emerse per le quali sono stati applicati punti di penalità, attengono soprattutto ad aspetti gestionali e organizzativi a prescindere molto spesso dalla disponibilità di risorse finanziarie» e si sottolinea che «sono inserite in banca dati strutture per un totale di 204 posti a fronte dei 165 posti finanziati e durante le ispezioni è stata accertata la presenza di persone non aventi diritto nelle case di accoglienza e ciò è stato fatto in assenza di autorizzazione e per tempi ampiamente superiori a quelli normativamente previsti».

Sono probabilmente le ‘nigeriane’ di Mimmo. Quelle che faceva sposare ai giovani virgulti locali.

Tra i «motivi di revoca» ci sono l’erogazione dei «pocket money», la paghetta da profugo che integra il vitto, l’alloggio e tutto il resto, che venivano utilizzati in modo scorretto e la condizioni in cui i profughi lasciavano le case a loro date in uso: discariche.

Al Comune si contesta anche il «non corretto impiego delle risorse pubbliche erogate». Chissà dove sono finite, queste risorse.