Fantastici. Dopo 100 giorni di “prigionia”, l’ostaggio umanitario Josepha torna a farsi viva. O meglio: tornano a mostrarla.
Ma come, poche ore dopo il ‘salvataggio’ le avevate già pittato le unghie, e ora, in cento giorni non siete riusciti nemmeno a tingerle i capelli?
Ci dicono che le sono diventati i capelli bianchi per lo stress e l’ipotermia. Però al tempo del soccorso, quando il governo italiano offrì di sbarcarla a Catania, la Open Arms preferì un lungo viaggio di una decina di giorni verso la Spagna. Qualcosa non torna. Forse il culo di Oscar Camps, che temeva l’arresto a Catania, valeva più dei capelli di Josepha.
A noi, dalle foto, sembra che i capelli già li avesse bianchi e che ora, senza tingerli, sono al naturale. Ma sono solo ipotesi.
Le ong si comportano come l’intellighenzia sovietica dei bei tempi. Stessa trasparenza.
E torna sulla pagine del giornale di fake news Avvenire, giornale lautamente finanziato dai contribuenti italiani:
E anche dalle coop dell’accoglienza.
PS. Prima che qualcuno si agiti: il titolo è ironico, nessuno pensa che le abbiamo volontariamente sbiancato i capelli per generare pietismo. Forse.
Dopo 100 giorni rinchiusa come una testimone di giustizia senza possibilità di rilasciare interviste, la naufraga #Josefa ricompare sulle pagine di @Avvenire_Nei grazie al crocerista di #MareIonio @nelloscavo, ovviamente per essere usata per fare un po' di propaganda. pic.twitter.com/kf6EqB5UxY
— Francesca Totolo (@francescatotolo) 11 ottobre 2018
Perché #Josefa,che come riporta @annalisacamilli dell'@Internazionale parla in "un francese dolce",scrive la lettera in inglese?@nelloscavo di @Avvenire_Nei chi ha aiutato la naufraga a scrivere in una lingua diversa?Perché,dopo 100 giorni,non abbiamo ancora sentito la sua voce? pic.twitter.com/Ps0x9IclRb
— Francesca Totolo (@francescatotolo) 11 ottobre 2018