Così paghiamo gli immigrati per fare figli, la legge del 2007

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Angelo D. ci segnala:

I soggetti extracomunitari fiscalmente residenti in Italia, possono richiedere le detrazioni per carichi di famiglia secondo le modalità preferenziali e discriminatorie rispetto ai cittadini italiani e comunitari, previste dall’articolo 1, commi 1325 e seguenti, della legge finanziaria per il 2007 (legge 296/2007).

Le relative disposizioni prevedono infatti che i lavoratori extracomunitari possano accedere alle detrazioni per carichi di famiglia, con la mera attestazione dell’autorità consolare circa lo status di famigliari a carico (figli, moglie o mogli in caso di poligamia) semplicemente producendo la documentazione rilasciata dall’autorità consolare del Paese d’origine, senza alcuna possibilità da parte del fisco di accertare anche soltanto a campione quanto attestato dall’autorità consolare (e senza contare i probabili e ricorrenti casi di corruzione dei funzionari consolari che per pochi spicci potrebbero certificare di tutto, avendo la certezza di sfuggire ad ogni controllo) di paesi dove spesso e volentieri non esiste alcun database e nessun sistema oggettivo e tracciabile di anagrafe dello stato civile né alcuna possibilità di verificare l’inesistenza di redditi in capo ai famigliari presuntamente a carico.

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La conseguenza di questa norma scriteriata costa miliardi di euro al contribuente nazionale che finiscono nelle rimesse fatte dai lavoratori extracomunitari ai famigliari residenti nei paesi di origine e produce il ragguardevole effetto di arricchire in modo massiccio la busta paga dei lavoratori extra-comunitari, rispetto ai nostri connazionali, a causa della neutralizzazione delle imposte con le detrazioni per famigliari a carico.

Un suicidio etnico. Finanziamo la natalità degli immigrati.

Basterebbe, come speriamo avvenga per il ‘reddito di cittadinanza’ (altrimenti si trasformerebbe in un devastante boomerang), in attesa di un articolo costituzionale con la semplice dicitura ‘solo agli italiani’, applicare anche in questo contesto, la ‘clausola Ceccardi’: gli immigrati devono produrre documentazione di non avere beni immobili in patria.