Prof sospeso dal Cern perché ha detto la verità: la scienza del politicamente corretto

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Il professor Strumia, protagonista di questa vicenda:

Cern sospende scienziato ‘sessista’

Ha rilasciato un’intervista. Non arretra. Un grande.

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Le slides che ha mostrato al convegno sono state definite sessiste e offensive. Immaginava che ne sarebbe conseguito un simile scandalo?

“Non è una novità: nella società di oggi domina la follia per cui di certi argomenti non si può parlare. Ti troncano la carriera”.

E lei perché ha rischiato?

“Qualcuno doveva farlo. Sto ricevendo tantissimi messaggi di colleghi e di colleghe che mi ringraziano per aver portato davanti alla comunità scientifica dati scientifici e per aver osato dire cose che in pochi abbiamo avuto il coraggio di dire, sapendo che vanno controcorrente rispetto alla vittimizzazione di alcune categorie”.

Secondo lei, alla base di questo ’scandalo’, c’è una precisa ideologia?

“Il problema di fondo è proprio l’esistenza di una ideologia a cui fa comodo costruire vittime. Ed è anche controproducente”.

Ma in quelle slides cosa mostrava?

“Chiariamo prima di tutto perché ho realizzato quelle slides. Per la mia relazione al convegno “Teorie delle alte energie e gender” ho voluto farmi una domanda precisa. Mi sono chiesto se sia vero che esistono discriminazioni nell’ambito della fisica e quindi nelle assunzioni che vengono fatte nel nostro ambito di ricerca. Ho utilizzato perciò alcuni database ufficiali (del Cern, ndr) con le relative citazioni di studi pubblicati da uomini e da donne e ho incrociato questi dati con migliaia di articoli degli ultimi 50 anni di ricerche. Alla fine sono arrivato a un risultato”.

Quale?

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“Che non esiste alcun sessismo nelle citazioni, e che al momento dell’assunzione, i fisici uomini hanno, caso mai, in media più citazioni delle donne. Non sembra, insomma, che le donne siano discriminate. Viene assunto chi è bravo, a prescindere dal genere sessuale. Viene da chiedersi se, viceversa, le politiche di genere non possano diventare sorgente di discriminazione”.

Cioè?

“Cioé assumere le donne in quanto donne, avvantaggiarle, e non in base ad altri requisiti”.

Lei ha citato anche uno studio molto particolare…

“Sì, quello di un neurobiologo che, studiando il cervello umano, ha notato che i casi di autismo sono più diffusi fra gli uomini piuttosto che fra le donne. Se avesse detto il contrario, cosa sarebbe successo? La fisica è fisica”.

Lei non ha quindi detto che gli uomini sono superiori alle donne…

“Io non ho detto questo. Al convegno ho ragionato insieme a diverse colleghe. Ovviamente quello che ho detto non è piaciuto ad alcuni attivisti gender presenti”.

Si sente vittima?

“Non sarei l’unico. Un rettore di Harvard fu mandato via perché disse che uomini e donne hanno lo stesso quoziente intellettivo, ma che gli uomini hanno una variabilità maggiore del 15%. Un matematico scrisse un articolo simile, poi sparito dalla circolazione. James Damore è stato licenziato da Google con l’accusa di aver scritto un documento sessista quando voleva solo sollevare attenzione su questi temi”.

Cosa pensa di questa polemica che la vede sotto i riflettori?

“Ho fiducia che la gente capisca il mio messaggio. Per favore, prima di giudicare, verificate in rete quello che davvero ho detto”.

L’autismo è la patologia dei geni. Questo è il motivo per cui non troverete molti africani autistici, forse autisti. L’idea delle ‘quote’, nata nel mondo anglosassone, è quanto di più offensivo per le donne e negativo per il progresso.

Pensate ad una donna – o peggio un nero dove sono già cittadini – che diventa ingegnere alla NASA solo perché appartenente ad una categoria privilegiata. Se voi foste l’astronauta salireste sulla ‘sua’ navicella? E questo può essere moltiplicato per tutti i settori della società.

In politica, abbiamo assistito al proliferare delle amichette, non è un caso.