Africani: “Senza di noi campi italiani morirebbero”

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Foggia, i braccianti africani: «Senza di noi i campi italiani morirebbero».

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Avete mai immaginato cosa accadrebbe se da un giorno all’altro sparissero dai campi tutti i migranti che oggi li popolano? Chi raccoglierebbe i pomodori, l’uva, gli ortaggi e tutto quel ben di Dio che la campagna foggiana oggi offre?

Sì, e ci siamo anche dati una risposta: i latifondisti dovrebbero iniziare a pagare il giusto, attraendo così anche manodopera locale invece di schiavi africani. Il resto lo farebbero i robot applicati all’agricoltura, come in tutto il mondo.

Immigrazione inutile: 1 lavoro su 2 sarà fatto dai robot

Senza bisogno di riempire il Paese di slum africani abitati da pezzenti (non per colpa loro) che non fanno girare l’economia e parassitano il sistema sociale:

SOTTO ASSEDIO: GLI SLUM AFRICANI MINACCIANO L’ITALIA

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Ma loro credono di essere essenziali. Perché così sentono dire dai media di distrazione di massa che, del resto, sono finanziati da chi ha bisogno di schaivi.

Così dobbiamo sorbirci anche Aboubakar Soumahoro, il leader dei braccianti che dal coordinamento nazionale dell’Usb, l’unione sindacale di base, guida il movimento per i diritti sindacali degli «sfruttati nei campi». Che sono sfruttati perché si fanno sfruttare.

E il motivo è semplice: se dovessero pagarli il giusto, i latifondisti assumerebbero italiani.

Aboubakar Soumahoro, che dopo avere offeso gli elettori della Lega, dalla sala del Tribunale di Palazzo Dogana, ieri ha arringato la folla di africani per la presentazione della piattaforma del sindacato che punta a regolarizzare i clandestini.

In sala non c’era il ministro dell’Agricoltura, il leghista Gian Marco Centinaio. In prima fila Gad Lerner invita il movimento ad «allargare i propri confini, a non ghettizzarsi», ma l’invito del popolare giornalista va a sbattere sulle parole di Soumahoro che contesta l’ultimo contratto sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil: «Con 1 euro di aumento salariale al giorno, 0,30 centesimi a ora, cosa ne facciamo? Questo non è sindacato». I braccianti africani chiedono «permessi di soggiorno per tutti, altrimenti non possono farci i contratti». La protesta ha facce di ragazzi perbene, non sono arrabbiati, ma hanno alle spalle un monte di rivendicazioni tradite. Dalla Calabria sono arrivati anche i lavoratori della piana di Rosarno e di San Ferdinando, con loro c’è anche l’assessore regionale al Lavoro Angela Robbe ed è ancor più stridente l’assenza pressocchè totale di rappresentanti istituzionali locali. L’Usb fa un po’ di conti: «L’agricoltura italiana è florida, ma i soldi non prendono quasi mai la strada dei lavoratori».

«La politica con noi è sempre più distratta, quella politica – sottolinea – che vuol riconoscere il reddito di cittadinanza solo agli italiani. Ma quando paghiamo le tasse in questo paese – incalza il sindacalista – nessuno ci chiede se abbiamo il permesso di soggiorno: avremmo voluto chiedere questo al ministro».

Stiamo ancora a parlare di braccianti. C’è qualcuno che pensa che questi, pagati pochi centesimi l’ora, ci pagheranno le pensioni: questi non si pagheranno nemmeno la propria.




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