Scafisti contro Salvini: «Avevamo nostri uomini su navi Ong»

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«Noi guardiacoste abbiamo fatto un eccellente lavoro. Solo dal gennaio di quest’anno abbiamo salvato in mare e riportato sulle nostre coste oltre 13.000 clandestini». A Khoms aggiungono di avere recuperato in mare da agosto oltre 4.000 clandestini.

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Alcuni giorni fa sono state segnalate le partenze di quasi 500 africani dalla zona di Garabulli. Riportati indietro. I trafficanti fanno credere ai loro clienti che le organizzazioni non governative siano ancora presenti: «Avevano riferimenti sulle navi delle ong, spesso li contattavano per telefono prima di partire, quando ancora erano sulle spiagge, per coordinarsi sul punto d’incontro dove ci sarebbero stati naufraghi da salvare», spiegano.

Gravissimo. E ora l’Aquarius – 2 – è tornata davanti alla Libia. Le linee saranno già roventi. I contatti ripresi.


Altri trafficanti nella «pubblicità» online sono più espliciti
. Scrive, per esempio, lo scafista Imad Algari: «Offriamo un comodo passaggio per l’Italia per 2.000 dinari (circa 450 euro, ndr). In 6 ore siete dall’altra parte. Il rischio di morire annegati è del 10 per cento. Ma chiunque si metterà a piangere in mezzo al mare per favore non mi contatti».

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La barzelletta dei ‘disperati in fuga dalla guerra’ e dal ‘caos libico’ – Da Misurata partono in prevalenza quelli del Bangladesh. Da Zlitan marocchini e maliani. Da Khoms gran parte degli africani, specie da Sudan, Niger, Nigeria, Burkina Faso. Zero libici: perché la Libia è il posto dove vanno per partire, non il Paese dal quale fuggono.

NUOVE STRATEGIE DEGLI SCAFISTI – Il mercato dei clandestini è andato in crisi a inizio estate. Ora le bande di scafisti più abili si stanno organizzando con piccoli motoscafi in grado di eludere i radar, capaci di navigare per i 450 chilometri tra Tripolitania e Sicilia con a bordo 20-40 persone clandestini, secondo uno dei comandanti dei guardiacoste a Tripoli.

Ed esistono bande criminali, una volta coinvolte nello spaccio di droga e petrolio, che da Malta si stanno riattivando per facilitare i traffici d’esseri umani: «In particolare, a La Valletta c’è un gruppo formato da marito e moglie italiani assieme a due maltesi, che si preoccupa di rifornire di carburante i barchini in rotta per l’Italia. Può anche avvenire che a metà strada, più o meno all’altezza di Malta, i barchini libici tornino indietro dopo aver trasbordato i migranti su altri motoscafi salpati dalle coste italiane. In genere partono numerosi, anche una decina di assieme. In questo modo, anche se li intercettiamo, al massimo possiamo fermarne un paio: gli altri riescono a passare».

Il governo di Malta, corrotto e impelagato nei traffici è un problema da rimuovere. Non è un caso che da loro non è sbarcato nessuno in questi anni: protezione in cambio di zero clandestini.