Poliziotti saliti su Diciotti curati per Tubercolosi

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Catania al tempo del PD era uno dei porti più compromessi dal fenomeno degli sbarchi. Ed è lì che è stata dirottata anche la Diciotti.

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E proprio nei giorni scorsi, gli agenti di polizia che hanno operato a bordo della nave Diciotti, si sono dovuti sottoporre ad accertamenti medici per verificare di non essere stati contagiati dalla tubercolosi.

Ricordiamo come i sinistardi sono saliti sulla Diciotti:

Gli agenti, secondo quanto denuncia il sindacato FSP-Polizia di Stato, sarebbero stati “costretti a pagare di tasca propria le spese mediche”. “Una situazione che ha dell’incredibile per quanto vergognosa”, tuona Giuseppe Sottile, Segretario Provinciale di Catania dell’Fsp.

Fonti di polizia fanno sapere che potrebbe trattarsi di un errore di organizzazione.

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In un primo momento si credeva che all’origine delle verifiche mediche ci fossero i clandestini sbarcati dalla nave della Guardia costiera e poi ricoverati per tubercolosi.

Ma, almeno in questo caso, a costringere gli agenti alle cure sarebbe stato il caso di un altro immigrato affetto da Tbc sbarcato a Maggio: le autorità, accertato il caso di malattia, hanno ricostruito i turni e richiamato tutti i poliziotti che potevano essere entrati in contatto per lui. Magari, tra qualche mese li richiameranno anche per i contatti con gli infetti della Diciotti.

E pensate. Dopo mesi si accorgono che un clandestino ha la tubercolosi. E i cittadini che hanno preso lo stesso bus, lo stesso treno o hanno respirato vicino a lui?

“L’Fsp – insiste il segretario provinciale – raccoglie e condivide la rabbia e il malcontento che si scatenano fra le donne e gli uomini in divisa in un Paese dove ci viene chiesto di mettere a rischio la vita e la salute, senza che però in casi del genere risulti sufficiente protezione a noi e alle nostre famiglie”. Gli fa eco il Segretario Genarale, Valter Mazzetti: “L’incredibile situazione che si è verificata a Catania ci riporta in un colpo all’anno zero nella garanzia dei diritti dei poliziotti”.

Per Mazzetti si tratta di “una vergognosa prova di superficialità” a fronte “di un’attenzione alle problematiche sanitarie che, ad onore del vero, abbiamo riscontrato nel tempo in capo all’amministrazione”. “Non è ammissibile – conclude – che i cortocircuiti dovuti a meccanismi burocratici farraginosi e perversi ci vedano ancora qui a dover ribadire che l’incolumità degli operatori deve essere la prima preoccupazione per uno Stato che chiede loro di mettere a rischio la vita ogni giorno al servizio degli altri”.