“Basta immigrati, servono figli”: tra Salvini e Asselborn scontro di civiltà

Vox
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Quello andato in scena questa mattina a Vienna, tra Salvini e il ministro del paradiso fiscale Asselborn, non è stata una ‘rissa’, come scrivono i media, né un’aggressione contro Salvini e l’Italia: è stato uno scontro di due visioni opposte dell’Europa.

Da una parte, quella dell’élite decadente al potere nella Ue da decenni, che vede un’Europa imbastardita, con una società multirazziale simile agli Usa, senza avere gli spazi sconfinati dell’America che rendono possibile questa ‘coesistenza’ senza integrazione. Dall’altra, la resistenza che sta diventando egemone e che ormai circonda il palazzo: che vuole preservare la civiltà dei padri per consegnarle il più intatta possibile ai figli.

Uno scontro di civiltà. Tra chi vuole destrutturare la società europea per rendere impossibile attraverso l’immigrazione – e quindi l’omologazione etnica – la resistenza alla creazione del superstato UE. E’ un po’ quello che fece Stalin con l’Urss: spostando intere popolazione da un angolo all’altro dell’Unione Sovietica.

E chi vuole l’Europa dei popoli, delle nazioni e delle libertà civili. Che non potrebbe sopravvivere all’immigrazione.

Infatti, cosa ha fatto scattare la reazione volgare di Asselborn? Questa parole di Salvini: “Ho sentito da qualche collega dire – ha affermato Salvini attaccando il collega del Lussemburgo – che c’è bisogno di immigrazione perché la popolazione europea invecchia, io ho una prospettiva completamente diversa. Io penso di essere al governo e di essere pagato per aiutare i nostri giovani a tornare a fare quei figli che facevano qualche anno fa e non per espiantare il meglio dei giovani africani per rimpiazzare i giovani europei che per motivi economici oggi non fanno più figli. Magari in Lussemburgo c’è questa esigenza, in Italia invece abbiamo l’esigenza di aiutare i nostri figli a fare degli altri figli e non ad avere nuovi schiavi per soppiantare i figli che non facciamo più. Siamo assolutamente disponibili a dialogare con tutti”.

Non poteva che perdere il senno, il burocrate intento a costruire un’Europa senza identità.

E infatti Asselborn è sbottato, ha acceso il microfono, si è tolto gli auricolari e ha affermato: “In Lussemburgo, caro signore, avevamo migliaia di italiani che sono venuti a lavorare da noi, dei migranti, affinché voi in Italia poteste avere i soldi per i vostri figli”. E poi ha concluso con quella espressione colorita: “Merde, alors”.

Insomma. Da una parte un difensore dei popoli europei. Dall’altra un genocida con altri mezzi. Quello dell’immigrazione di massa.

Loro sono così:

#Cronaca: dal Guardian a una scuola di Lione, per i buonisti immigrazionisti che odiano i propri simili, essere bianchi è una colpa da espiare#bianchi #buonisti #Guardian #Lione #IlPrimatoN

Posted by Il Primato Nazionale on Friday, September 14, 2018

Odiano se stessi. E’ autolesionismo etnico.