Dopo anni in hotel a spese vostre, il profugo si sposa – FOTO

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Lei si chiama Enza, è nata e cresciuta a Piana degli Albanesi; lui si chiama Jean Marie, ed ospite del centro Sprar da diversi anni. Lei indossa un abito lungo dove bianco e nero si abbracciano fasciando la figura, lui un elegante completo ovviamente bianco e nero. Entrambi hanno lo sguardo felice di chi ha tagliato un traguardo importante: sono diventati marito e moglie.

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Così il giornalista locale, trattenendo a stento una evidente eiaculazione, rende noto il matrimonio tra un richiedente asilo e una donna locale. Del resto il vero piano è sempre stato questo: la sostituzione etnica.

E il meticciamento è il non plus ultra della sostituzione: mentre un popolo si può riprendere da uno sterminio, come dimostrano gli ebrei, non può riprendersi dal ‘meticciamento’. Nel primo caso rimane infatti una radice da cui ripartire; nel secondo, quella radice è irrimediabilmente compromessa.

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Il delirio del sindaco:

“E’ molto emozionante vedere realizzato un nobile obiettivo per i due ragazzi e riconoscere anche in questa celebrazione il significato più pieno della parola ‘integrazione. Piana degli Albanesi, paese fondato 530 anni fa, il 30 agosto 1488 da esuli albanesi scappati dalla propria patria in seguito all’invasione turca, ha nel dna dei suoi abitanti lo spirito dell’accoglienza e della ricettività e integrazione nei confronti degli altri. Sono di pochi anni fa gli esempi dei fratelli albanesi scappati negli anni ’90 dalla madre terra e che qui hanno trovato la loro seconda patria. Il coronamento del sogno dei due giovani che sabato sono convogliati a nozze, è l’occasione per la dimostrazione chiara netta e concreta di due cuori che si incontrano senza distinzione di appartenenza di colore della pelle o di fede. Sotto lo stesso tetto i due ragazzi scriveranno una bellissima pagina di integrazione ed appartenenza a un’unica famiglia. Infiniti auguri da parte di tutta la comunità a Enza e Jean Marie”.

Quindi, secondo i fautori dell’accoglienza il piano è questo: fare vivere per anni a spese degli italiani gli africani in hotel, perché in Siria c’è la guerra, e poi integrarli nel letto delle nostre donne.

Come sempre diciamo: dietro il business dell’accoglienza, c’è qualcosa di più malato. C’è una perversione che è sessuale, il desiderio di un manipolo di depravati di essere dominati sessualmente dagli africani.




2 pensieri su “Dopo anni in hotel a spese vostre, il profugo si sposa – FOTO”

  1. CHE SCHIFO! SNOBBANO I BRAVI RAGAZZI ITALIANI E POI VANNO CON I NEGRI… CHE TRISTEZZA! CHE POI VORREI SAPERE, MA A PARTE L’UCCELLONE, CHE CAZZO TI PUÒ OFFRIRE UN NEGRO?!? NO COMMENT

  2. Anche se noi Italiani, tranne una cronica minoranza di manutengoli pelosi o ebeti, scalpitiamo per la radicale bonifica dall’ammasso di tribù di piattole immigrate che ci infesta (meno una striminzita percentuale salvabile), dobbiamo pur considerare che:
    a) Il nostro giovane governo – che si è subito rimboccato le maniche – non può risolvere in un batter d’occhio il problema del gigantesco moscaio stanziatosi – o meglio fatto stanziare -sgangheratamente fino a ieri;
    b) Quei pochi/e di noi che si portano nel letto gli africani/e non lo fanno certo perché manipolati, ma per disperazione o per gusto loro. Come esistono i coprofagi, i compulsivi, i sinistronzi etc, figuriamoci se non possono esistere dei soggetti soddisfatti (o che debbono accontentarsi) di avere il partner di colore. Sono comunque non molti esemplari;
    c) I sostenitori dell’accoglienza, in buona o malafede che siano, si ridurranno a breve e senza riesumazione ad un insignificante manipolo di cui, come dei compulsivi o dei collezionisti di suole da scarpa, non frega niente a nessuno.
    Ci vorrà più tempo per completare l’espulsione delle orde che per l’archiviazione nel dimenticatoio dei loro – in qualunque senso – protettori.

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