Un altro don Biancalani: il prete circondato da 30 maschi africani

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Hotel, calcio e recitazione: è la bella vita dei richiedenti asilo del Cas al Balletti Palace Hotel di viale Trento, gestito dalla cooperativa Tre Fontane.

Voi pagate, loro giocano a pallone e recitano.

Ma leggiamo come il giornale locale vende il tutto:

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E alle spalle hanno un’infanzia scandita da guerre, povertà e persecuzioni. Come Yabani che, fuggito dalla Nigeria, ha trascorso sei mesi in un lager libico. Andava a lavorare tutte le mattine, ma la sera era costretto a consegnare la paga a chi quel centro di detenzione lo gestiva. Cristiano in una Libia musulmana, ha anche rischiato di essere ucciso perché portava il rosario al polso. Ma è riuscito a scappare e a salire su una di quelle camionette che attraversano il deserto. “Era per dieci persone, ma lassù eravamo in quaranta – racconta -. A ogni curva o duna qualcuno cadeva, e lì restava. Sì, sono andato incontro a una morte probabile. Ma fuggivo da una morte certa”.

Palesemente una cazzata. A partire dalla fuga dalla Nigeria: perché, c’è una guerra in corso? E poi ve lo immaginate uno che non si toglie il rosario dal polso rischiando di essere ucciso? Fake news.

“Non tutti i parrocchiani e non tutti i residenti hanno accettato questa mia scelta – ammette don Elio Forti, parroco della Verità e vicario di zona della diocesi -. Non sono mancate le resistenze, che mi hanno deluso ma non scoraggiato”. Ed ecco che a gennaio, dopo il campo da calcio, don Elio ha messo a disposizione di altri venti migranti pure la palestra per il corso di recitazione. Ha poi organizzato degli incontri tra i richiedenti asilo e i giovani che si preparano alla Cresima. “All’accoglienza – afferma – dobbiamo collaborare tutti. Certo, i problemi non mancano. Ma non possiamo non aprire a chi, disperato, bussa alla nostra porta. Poi questi ragazzi sono così bravi… In cambio dell’ospitalità, si sono offerti per pulire e sistemare l’oratorio. Ed è giusto così, perché devono considerare questo luogo come la loro casa. E alla fine hanno fatto anche amicizia con i giovani della parrocchia, che ora frequentano spesso le loro lezioni di calcio”.

Il corso di recitazione, a cui i ragazzi prendono parte tutti i giovedì mattina, è curato dal regista Marco Paparella. Ed è un progetto di Artestudio, l’associazione culturale che avvicina il teatro alle diverse realtà di criticità sociale. Alla questione delle migrazioni forzate è dedicato il programma Teatro in fuga, realizzato con e per i migranti. E i richiedenti asilo del Cas di Tre Fontane metteranno in mostra quanto imparato in questi mesi domani sera. Alle sei e trenta sfideranno sul campo da calcio gli animatori del Grest, mentre alle nove insceneranno Esercizi per gli attori. “È una performance teatrale – spiega don Elio – fatta di mimi, quadri e movimenti scenici. E, con giochi di sedie e di pochi altri oggetti e con la combinazione di musiche e colori, comunicheranno agli spettatori le esperienze che hanno vissuto. Sarà emozionante”.