Arabia, 5 anni di carcere per satira su facebook

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Le battute e barzellette sull’islam diffusi sui social possono costare fino a 5 anni di reclusione in Arabia Saudita. Anche loro hanno una sorta di ‘legge Mancino’.

“La creazione e la diffusione nei social network di contenuti che puntano a ridicolizzare o mettere a rischio l’ordine pubblico, i valori religiosi e gli standard morali saranno considerate un crimine informatico”, afferma un comunicato governativo.

Se giudicato colpevole, il reo affronterà 5 anni di carcere, oltre ad una multa di tre milioni di rial (circa 70mila euro).

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In Italia accade lo stesso se prendi in giro il migrante, idolo della religione del politicamente corretto.

Nel 2012 il fondatore del sito web “Rete liberale dell’Arabia Saudita” Raif Badawi è stato arrestato per aver criticato il clero e la polizia religiosa del regno. Il blogger è stato anche accusato di vilipendio dell’Islam, di crimini informatici e disobbedienza in famiglia. Attualmente Badawi sta scontando una pena detentiva di 10 anni.

Anche in Italia abbiamo un dissidente di questo tipo, vittima delle leggi liberticide: si chiama Mirco Viola.




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