Carabiniere: “Quello che vi rubano lo trovate nel centro profughi”

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Continuano i furti a Cavarzere. Compresi quelle di biciclette, sia quelle lasciate nelle rastrelliere che custodite nelle abitazioni.

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E qui arriva la storia di R. D, residente a Cavarzere ed ex (ma non si smette mai di essere tali) carabiniere.

Il carabiniere racconta: “Lunedì 20 agosto scorso a mia figlia è stata rubata la bici, legata con una catena, da sotto il porticato di casa”. “Essendo un ex carabiniere, ho fatto alcuni controlli e ho scoperto che la bicicletta si sarebbe potuta trovare nell’ex base militare di Conetta – spiega -quindi venerdì 24 agosto, dopo aver fatto denuncia ai carabinieri, sono andato alla base per parlare con la responsabile della cooperativa, dicendole che sapevo che la bicicletta rubata a mia figlia era là”.

“Lei di tutta risposta mi ha chiesto perché fossi così convinto, e io le ho risposto che buona parte dei furti a Cavarzere sono portati a termine dalle persone che abitano dentro questa base – aggiunge – prima di venerdì, infatti, mi ero messo a osservare il traffico di biciclette che c’è fuori dalla ex base di Conetta: gli ospiti escono prima a piedi e, magicamente, tornano con una bicicletta”.

“Così mercoledì scorso i carabinieri mi hanno chiamato e mi hanno fatto vedere le foto di alcune biciclette recuperate, tra le quali quella di mia figlia – prosegue l’ex militare dell’Arma – il giorno dopo la bicicletta mi viene riconsegnata con la sella rotta, i freni distrutti, le ruote bucate e il parafango distrutto: una vera vergogna”.

“Il venerdì mi sono recato nuovamente alla base per parlare con la responsabile e chiederle come mai improvvisamente la bicicletta fosse saltata fuori e a chi avrei dovuto chiedere i danni – conclude – ma non si è neanche presentata. Tutto questo per dire alle persone che denuncino anche il minimo furto, perché non è giusto andare avanti in questa maniera e sentirsi quasi prigionieri nella propria casa, perché non possiamo lasciare fuori nulla dalla porta. Bisogna aver il coraggio di dire basta”.

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