La situazione in Libia sta sfuggendo, di nuovo, di mano. La milizia legata al deep state francese sta tentando di destabilizzare il Paese per sottrarlo all’influenza italiana. Il tutto, probabilmente, con i soldi degli scafisti che vogliono riprendere il lucroso traffico di clandestini.
Paghiamo anni di totale impreparazione e l’assenza di una visione geopolitica, la mancanza di una proiezione strategica verso un territorio per noi essenziale come quello libico: teniamo soldati in teatri lontani e totalmente indifferenti al benessere degli italiani, come Afghanistan e Libano, ma non facciamo nulla di serio in Libia. Tranne, ovviamente, il blocco navale con pattuglie miste varato da Salvini: non sarà abbastanza in caso la situazione precipiti nel caos.
E allora è il caso di rispolverare il piano del generale Santo:
E’ tempo di prenderci la responsabilità che abbiamo come potenza regionale e proteggere gli interessi vitali dell’Italia: via i militari da zone per noi strategicamente inutili e utilizziamoli in Libia.
Purtroppo: “In relazione ad alcune notizie apparse sulla stampa odierna si smentisce categoricamente la preparazione di un intervento da parte dei corpi speciali italiani in Libia”. Lo precisa una nota di Palazzo Chigi.
“L’Italia continua a seguire con atten-
zione l’evolversi della situazione sul
terreno e ha già espresso pubblicamente
preoccupazione nonché l’invito a cessa-
re immediatamente le ostilità assieme a
Stati Uniti, Francia e Regno Unito”.
Certo, aspettiamo che la situazione si ‘evolva’ con l’imbarco di qualche centinaia di migliaia di clandestini che non vedevano l’ora che la Libia tornasse nell’anarchia.
L’intelligence italiana ieri sera ha lanciato l’allarme per una possibile “bomba immigrati” sull’Italia. Gli accordi per i controlli dei flussi sono stati infatti stretti con il Governo internazionalmente riconosciuto e non è detto che i ribelli lo mantengano. Anzi, è più probabile il contrario. Insomma, non c’è tempo da perdere.
La stabilità della Libia è vitale per l’Italia: non perché i libici salirebbero sui barconi, anche perché si tratta di scaramucce claniche, non di guerra, ma perché la mancanza di un potere centrale favorisce il traffico di subsahariani verso le coste e poi sui barconi.