Sapeva il prefetto di Padova Patrizia Intesa dello scandalo sull’accoglienza dei migranti da parte della cooperativa Edeco, ex Ecofficina? L’alto funzionario dello Stato, ora in servizio a Bologna, non è indagato nell’inchiesta appena conclusa dal pubblico ministero Federica Baccaglini. Tra gli indagati ci sono il suo ex viceprefetto vicario, Pasquale Aversa, e la ex funzionaria Tiziana Quintario, anche lei trasferita a Bologna. Ma negli atti del fascicolo giudiziario ci sono le intercettazioni.
«Mettiamoli anche dove non possiamo» e «i profughi sono 912, ma non diciamolo»: queste alcune delle frasi intercettate al tempo del governo PD.
E quello che la coop Ecofficina voleva, otteneva: «Finché non passiamo ai moduli abitativi prefabbricati, possiamo abbondare», si dicevano con i funzionari della Prefettura, che Vox già da anni accusava di connivenza con il business dell’accoglienza: in un complesso militare industriale che partiva dalle Ong e finiva nel sistema delle Coop rosse e vaticane.
Borile e soci, boss della coop, volevano arrivi a raffica perché più profughi significa più incassi. E qui si comprende perché le Coop donavano soldi alle Ong.
E quelli di Ecofficina (Edeco), per raggiungere l’obiettivo contano il peso e l’aiuto del funzionario prefettizio Tiziana Quintario che gli investigatori padovani definiscono «una pedina fondamentale per acquisire informazioni sulle principali decisioni adottate dalla Prefettura di Padova in merito ai richiedenti asilo nonché una figura… la cui parola e opinione aveva un certa influenza sulla decisione finale».
Il 28 ottobre 2015 al telefono Borile è chiaro con la funzionaria: «Ci vuole un numero di persone per garantire tutta una serie di servizi, perché è inutile tenere aperta una struttura a Padova (l’ex caserma Prandina, in via Orsini) per 70 persone… è un problema politico ma… noi altri comunque siamo… quelli che dobbiamo fare quadrare i conti…». Quintario: «Ma infatti tu avevi già detto a spanne che ce ne volevano almeno 100, 120… Sai cosa hanno detto questi imbecilli del Ministero, ora che mi sono ricordata? “Mah, in un Comune di 3 mila abitanti 150 persone sono tantine… riferito a Bagnoli (il centro di accoglienza è nella frazione di S.Siro). Cona (l’altro centro è a Conetta del Comune veneziano) gli interessa un c… Cioè ti rendi conto?». Con riferimento a Conetta, Borile riconosce: «In una frazione di 300, ce ne sono 340… più immigrati che residenti».
Il 6 novembre 2015 il vice prefetto di Padova, Alessandro Sallusto (S.), chiama Quintario (Q.) per essere aggiornato su nuovi arrivi e distribuzioni nel Padovano. E avverte: va messo un freno, non c’è spazio per tutti. Q. ribatte che non è vero. S. insiste (i nuovi arrivi vanno bloccati), salvo poi cambiare idea. Q.: «Simone (Borile) suggerisce di prendere anche gli altri, se no noi andiamo… lui va… troppo sotto là». S.: «Ma dove? Alla Prandina?. Q.:«Dei 116 rimasti… ce ne ritroveremo 80». S.: «Pochi?». Q.: «Pochi… adesso c’è il tendone con 200 posti… va riscaldato». S.:«Quindi, finché non passiamo ai moduli abitativi (prefabbricati), possiamo abbondare!». Q.: «Scaldare quel tendone per 80 e per 200 sempre quelli sono i soldi, anzi…». Dopo una serie di battute “sull’effetto pecora” prodotto dal riscaldamento e non solo, S. conclude: «Va bene, morale della favola ci prendiamo tutti quelli che arrivano». Q. soddisfatta: «Esatto».
Simone Borile lo riferisce anche a un collaboratore il 3 dicembre 2015: «Andare sotto un certo limite, diventa insostenibile». Ecco perché dopo la visita dell’Usl alla Prandina è raddoppiato il numero dei letti. Il 4 dicembre Borile è esplicito: «Sarebbe antieconomico gestire la Prandina per 40 ospiti» come attestato l’indomani alla dottoressa Ivana Simoncello dell’Usl 16. Un falso: gli ospiti sono 92. Eppure «tutto avvallato dal vice prefetto vicario Aversa» conclude il rapporto dei carabinieri.
Del resto, dopo avere perso le elezioni, prima che il nuovo governo potesse entrare in carica:
Rovigo: 11 coop si spartiranno 8 milioni per ospitare profughi