Milano velata: l’invasione del burqa, italiani presto minoranza

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Milano si è messa il velo. Dalle banlieue al Quadrilatero, dalle periferie dell’integrazione impossibile alle vie della moda, è tutto un pullulare di burqa e niqab.

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E in questi giorni di agosto lo si nota anche di più. Il problema non sono i veli leggeri, discreti e colorati, indossati liberamente e spesso anche «alla moda». No, stiamo parlando di vesti pesanti e nere, che opprimono il corpo – soprattutto nei giorni in cui il caldo in città si fa sentire – e mortificano la personalità, come spesso si vede dall’espressione delle donne costrette a portarle. E vale la pena ricordare che questa «scelta», o costrizione, non corrisponde esattamente ad alcuna prescrizione religiosa certa, se non all’orientamento di una parte ortodossa dell’islam che si affida a una lettura restrittiva del Corano, che uniforma tutto, monopolizza tutto, anche culture e tradizioni diverse, come i veli colorati e spensierati che porterebbero le donne africane senza la cappa dell’islam politico. Ci sono donne costrette a coprirsi. Altre lo «scelgono» per la pressione sociale che subiscono. Dall’Iran, due giorni fa, un eccezionale video ha suscitato indignazione e speranza: una donna si è ribellata al religioso che l’aveva apostrofata per aver indossato in modo non corretto il suo velo. Lei ha reagito e ha platealmente gettato per terra il drappo nero che le opprimeva il capo. In Danimarca il Parlamento ha approvato una legge anti-niqab, per vietare l’uso di «qualsiasi indumento» destinato a coprire il volto. E a Milano le palandrane nere si moltiplicano. Nelle vie del centro ormai, quando ristoranti e pizzerie si popolano di turisti stranieri reduci dallo shopping, è più raro trovare donne con i capelli al vento. Questo dice qualcosa sulla direzione che sta prendendo la città, Milano città europea.

Che poi è solo l’aspetto estetico di un dramma demografico. Secondo uno studio che abbiamo già presentato,e che i media italiani hanno riciclato una settimana dopo, questo sarà l’andamento della presenza musulmana in Europa nei prossimi anni, a seconda del livello di immigrazione:

Amount of growth in Europe's Muslim population depends on future migration

Ai ritmi attuali, in Italia avremo oltre 8 milioni di residenti musulmani entro il 2050:

Muslims in the EU, Norway and Switzerland in 2050: high migration scenario

Attualmente Milano è la più grande città italiana con il più alto numero di residenti stranieri in proporzione alla popolazione.

I numeri ci dicono che quasi il 19 per cento della popolazione residente non è italiana già oggi.

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E già oggi, circa un terzo dei nuovi nati è straniero. Incrociando i dati della ricerca PEW e gli attuali numeri di Milano, visto che la crescita di immigrati musulmani mima quella degli immigrati in generale, si scopre che, a questi ritmi, e senza opporsi, nel 2050 questo comune sarà abitato da una minoranza italiana del 40%. Il resto, tutti immigrati e figli/nipoti di immigrati, sarà composto da un 25% di islamici e un 35% di altra religione. Sono numeri arrotondati.

Se diamo ragione al grafico in alto, il punto di non ritorno per Milano, che la renderà la prima grande città ‘italiana’ a maggioranza straniera, arriverà intorno al 2040, quando la presenza di immigrati islamici e non sarà cresciuta di un fattore superiore a 2.5 rispetto a oggi.

Quindi, se non facciamo qualcosa, i figli di chi oggi va a scuola, conosceranno una Milano dove sono stranieri.

Quando vi dicono che non c’è alcuna invasione, mentono. Non è assolutamente il tempo di votare partiti moderati. Ci potrà salvare solo quello che loro chiamano ‘estremismo’.

Perché sia chiaro: questa è una guerra combattuta a colpi di ‘bambini’. E tutto questo accadrà solo se ci arrendiamo. Ma la resa non è tra le opzioni.

Perché se già oggi che sono minoranza si permettono di pregare Allah davanti al Duomo, quando saranno maggioranza ne faranno una moschea.

E ci sono già oggi quartieri, intere zone, dove gli italiani sono ‘ospiti’:

Il quartiere arabo di Milano dove gli Italiani sono minoranza – VIDEO