Mentre gli altri parlano di integrazione, Putin spara. Secondo il ministero della Difesa di Mosca, dell’inizio dell’operazione in Siria nel settembre del 2015, quando il Paese era occupato dalle milizie dello Stato islamico e degli estremisti islamici dell’FSA, le forze armate russe hanno ucciso “oltre 86mila miliziani”, di cui “4500 provenienti dalla Russia o dalla Comunità degli stati indipendenti (CSI)”. Per lo più ceceni: un problema grave quello degli immigrati – interni – musulmani anche per Putin.
Sempre secondo il ministero russo, l’esercito di Putin ha eliminato 830 comandanti di gruppi terroristi, 970 campi di addestramento, 20.513 roccaforti, 9.941 depositi di armi e carburante, 649 carri armati, 731 veicoli di combattimento e 8.927 postazioni di contraerea.
Una bellissima strage.
Altro dato affatto trascurabile che il governo russo ha voluto rimarcare riguarda coloro che hanno potuto fare ritornare nelle proprie abitazioni: oltre 1 milione e mezzo di profughi (veri) siriani sono ritornati nelle proprie case abbandonate in seguito all’avanzata dei gruppi islamici.
Ma allora chi è che è venuto e sta venendo in Europa?