A Milano stuprano solo i migranti: scatenati ad agosto

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Per molti non sarà bello sottolinearlo, metterlo in evidenza. Tuttavia è una realtà che sono tutti di origine straniera (e tra loro c’è anche un profugo richiedente asilo) gli autori delle cinque violenze sessuali denunciate alle forze dell’ordine a Milano nell’ultimo mese.

La prima aggressione in questo lasso di tempo è avvenuta infatti il 20 luglio; il responsabile – un nigeriano 31enne pluripregiudicato, con un’istanza di protezione internazionale in qualità di rifugiato rifiutata già due volte dalla commissione territoriale ma ancora in via di definizione al momento dell’arresto – è stato catturato dai carabinieri e dalla Polfer agli inizi di questo mese, alla stazione ferroviaria di Porta Garibaldi. Dove una decina di giorni prima, quando aveva cercato di abusare di lei, una cameriera italiana di 25 anni che lavora in un locale di corso Como, lo aveva messo ko, accecandolo con dello spray al peperoncino e inducendolo a desistere e ad allontanarsi.

L’ultimo assalto (in senso cronologico) per stupro in città risale invece alle 22.30 di sabato. Quando un pakistano di 31 anni ha bloccato una romena 28enne nel sottopasso che collega la stazione ferroviaria di Lambrate e la linea due del metrò. A fferrandola per le braccia e al grido di «Voglio che tu sia la mia donna», l’uomo si è messo a slacciarle i pantaloni. La giovane si è prima divincolata, quindi ha sferrato qualche calcio al suo assalitore, riuscendo a sfuggirli e a raggiungere le scale del sottopasso e l’uscita, in piazza Bottini, dove l’attendeva il fidanzato. È lì che la coppia è stata notata – mentre la donna cercava di spiegare, agitatissima, quel che le era appena accaduto – dai poliziotti di una «Volante». Sono stati loro, gli agenti, a dare la caccia al pakistano, rintracciato quasi subito poco lontano, in piazza Gobetti e arrestato. Lo straniero, spiega la questura, pur senza fissa dimora, è regolare e ha precedenti per obblighi inerenti il soggiorno.

Andando a ritroso, il 6 agosto, un’altra cameriera italiana, una 17enne che lavora sui Navigli, ha denunciato ai carabinieri della stazione di San Cristoforo di essere stata stuprata la notte precedente da un venditore ambulante del Bangladesh, i cui inviti aveva sempre declinato. La ragazza era stata accorta: la notte che aveva acconsentito a farsi accompagnare a casa dopo il lavoro infatti l’uomo, approfittando del fatto di trovarsi solo con lei mentre percorrevano a piedi un tratto del Parco delle Cave, all’improvviso l’aveva assalita e violentata. Accompagnata la mattina dai genitori al pronto soccorso e in caserma la giovane ha fornito tutti gli elementi per identificare l’aggressore: dopo 3 giorni il responsabile della violenza sessuale è finito in manette.

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Qualche ora prima, la stessa sera, una 25enne nata all’estero ma residente in città, era stata avvicinata da un romeno di 32 anni mentre aspettava la metropolitana alla stazione «Corvetto» (linea tre). L’uomo l’aveva assalita riuscendo a sfilarle anche la camicia, ma subito dopo era stato bloccato e denunciato a piede libero dai carabinieri del nucleo radiomobile. Appena tre giorni dopo, il 9 agosto, sempre in una stazione del metrò della linea tre, in piazzale Lodi, un episodio «fotocopia»: una 15enne italiana, che viaggiava con la madre, molestata e palpeggiata in pieno giorno da un clandestino 30enne di origine peruviana, arrestato immediatamente dopo l’aggressione in stazione dalla Polmetro.

E pensate a tutti i casi non denunciati di molestie, non quelli a scoppio ritardato o bizzarri à la Asia Argento, reali.

Ci piacerebbe parlare con i marinai della Diciotti per chiedere loro come si sentono ad avere portato in Italia, in questi anni, 40mila clandestini.

Che come ci dicono le statistiche, sono per lo più spacciatori. Ma anche stupratori. E smembratori di ragazzine.

Ci piacerebbe chiedere loro se è per questo che si sono arruolati, per distruggere la loro Patria.