Ponte Morandi, governo Gentiloni sapeva che rischiava di crollare – DOC CHOC

Vox
Condividi!

IL documento inchioda Autostrade e il governo Gentiloni. Un documento del primo febbaio 2018, un mese prima delle elezioni.

VERIFICA LA NOTIZIA

Si tratta del resoconto di un vertice a cui hanno partecipato il ministero delle Infrastrutture e Autostrade per l’Italia.

Dal resoconto emerge che “almeno sette tecnici, cinque dello Stato e due dell’azienda di gestione, sapevano infatti che la corrosione alle pile 9 (quella crollata) e 10 aveva provocato una riduzione fino al venti per cento dei cavi metallici interni agli stralli”, i tiranti trasversali in cemento armato.

Eppure l’allora governo Gentiloni non ha mai pensato di chiudere la tratta o ridurre il traffico.

Si tratta di strage. I membri del governo Gentiloni devono finire sotto processo.

«Le indagini», si legge nel verbale della riunione, «sono state estese agli altri elementi strutturali che hanno evidenziato quadri fessurativi (lesioni) più o meno estesi, presenza di umidità, fenomeni di distacchi, dilavamenti, ossidazione… sulla base delle indagini svolte la società progettista ha cautelativamente stimato un grado di ammaloramento medio oscillante dal dieci al venti per cento».

Vox

Necessario, quindi, fare quanto era già stato fatto vent’anni fa sulla pila 11 del viadotto: disposizione di nuovi cavi esterni.

Relatori, per conto del ministero delle Infrastrutture, sono due ingegneri del provveditorato, Giuseppe Sisca e Salvatore Buonaccorso e gli esperti esterni, Mario Servetto e Antonio Brencich. Sisca è un ingegnere della motorizzazione. Insegna in numerosi corsi di scuola guida. Conosce direttamente la società Autostrade per l’Italia perché nel 2017, su autorizzazione del ministero, ha ricevuto dall’azienda un incarico retribuito in una commissione, attività non collegata ai suoi doveri d’ufficio. Sulla tabella ministeriale, l’importo della prestazione professionale è comunque indicato come presunto e la cifra come “0”. L’autorizzazione agli incarichi esterni di coordinamento lavori o collaudo per imprese private è una prassi ministeriale. Una consuetudine di tutti i governi.

L’unico abbastanza critico tra i relatori è Brencich: «Il professore fornisce spunti per migliorare la lettura dei documenti progettuali», annota il verbale. In realtà la sua è una bocciatura totale dei metodi d’indagine scelti da Autostrade per studiare il ponte. Non sono state eseguite radiografie con raggi gamma ai cavi nascosti. Nessun carotaggio. E la stima sulla resistenza del calcestruzzo è definita discutibile: «Il metodo Sonreb-Win è scientificamente ormai ritenuto fallace. Il margine di errore è più-meno 80 per cento (un calcestruzzo di resistenza 40 viene rilevato con resistenza da 8 a 72), mentre la sonda Windsor definisce una penetrazione nel calcestruzzo indipendente dalla resistenza dello stesso: si osserva che la tecnica Windsor è stata abbandonata dal contesto scientifico».

Eppure, nonostante tutto, i cinque tecnici dello Stato (scelti dal Governo), Ferrazza, Bernich, Sisca, Buonaccorso e Servetto firmano un verbale in cui dichiarano: «Complessivamente il progetto esecutivo esaminato appare ben redatto e completo in ogni dettaglio. Lo stesso risulta studiato in modo metodologicamente ineccepibile».

Perché?

C’è da dire che Ferrazza è oggi capo della commissione ministeriale d’inchiesta. Non è tollerabile che sia lui ad indagare su se stesso.




2 pensieri su “Ponte Morandi, governo Gentiloni sapeva che rischiava di crollare – DOC CHOC”

I commenti sono chiusi.