Strage Genova, Governo contro Benetton: via concessione Autostrade

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Bufera su Autostrade (Benetton) dopo il crollo del ponte a Genova, con il governo che annuncia la revoca della concessione.

“I vertici di Autostrade per l’Italia devono dimettersi prima di tutto. E visto che ci sono state gravi inadempienze, annuncio fin da ora che abbiamo attivato tutte le procedure per l’eventuale revoca delle concessioni, e per comminare multe fino a 150 milioni di euro”, ha annunciato il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

Ieri Salvini aveva fatto intuire la decisione:

Genova, Salvini punta i Benetton: “La strage ha nomi e cognomi”

Una posizione espressa anche dal vice premier Luigi Di Maio: “I responsabili hanno un nome e un cognome e sono Autostrade per l’Italia”. Si fa strada anche un’ipotesi di privatizzazione: se i privati “non sono capaci di gestire le nostre Autostrade, lo farà lo Stato”, afferma Toninelli. E il sottosegretario alle infrastrutture Edoardo Rixi annuncia che al ministero verrà istituita una commissione d’inchiesta.

Autostrade per l’Italia non investe in sicurezza: 3,1 miliardi messi in cassa nel 2016, 624 milioni l’utile pagate le tasse, un 20% dei ricavi. Negli anni della grande crisi il prodotto interno della penisola si è ristretto, la torta è diventata più piccola per tutti. Per tutti, ma non per i concessionari, che hanno potuto contare su un aumento dei pedaggi di circa il 30% dal 2008.

Eppure, se si guarda all’altra faccia della medaglia, a quanto i gestori hanno investito sulla rete autostradale, le cifre sono in continuo calo: erano 2 miliardi nel 2012, e giù a precipizio fino ai 1064 milioni del 2016. Solo rispetto all’anno precedente il 24% in meno. Siamo alla metà di quanto si spendeva sei anni fa. Perfino la manutenzione ordinaria, quella di base, nel corso di 12 mesi è scesa del 7%.

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“I responsabili hanno un nome e cognome, e sono Autostrade per l’italia”, ha attaccato questa mattina Di Maio annunciando non solo il ritiro della concessione ma anche una maxi multa da 150 milioni di euro.

E il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, starebbe valutando la possibilità di trasferire la gestione dell’autostrada A10 all’Anas. “Se un privato non è in grado – ha sentenziato Di Maio – le gestirà lo Stato”.

“Non faccio l’ingegnere non faccio processi senza elementi però quel ponte era sotto il controllo di una società privata che guadagna miliardi facendo pagare uno dei pedaggi più cari d’Europa e che evidentemente non ha fatto quello che doveva, non ha speso i soldi che doveva”.

“Revocare queste concessioni – tuona anche Matteo Salvini – dare le multe più alta possibile, far pagare civilmente e penalmente coloro che hanno questi morti sulla coscienza è il minimo”.

“Per anni – ha commentato Di Maio – si è detto che fare gestire ai privati sarebbero state gestite meglio che Stato. Oggi abbiamo uno dei più grandi concessionari europei che ci dice che quel ponte era in sicurezza e non c’era niente che facesse immaginare il crollo – ha, poi, continuato – Autostrade doveva fare la manutenzione e non l’ha fatta. Incassa i pedaggi più alti d’Europa e paghe tasse bassissime peraltro in Lussemburgo”. Intollerabile che una società che prende soldi in Italia paghi le tasse in Lussemburgo: già solo per questo via la concessione.

“Visto che ci sono state gravi inadempienze – ha annunciato Toninelli – abbiamo attivato tutte le procedure per l’eventuale revoca delle concessioni, e per comminare multe fino a 150 milioni di euro”.

Tuttavia, parlando con l’agenzia Agi, uno dei massimi esperti del settore, che per i suoi incarichi istituzionali chiede di conservare l’anonimato, ha spiegato che la revoca della concessione con Autostrade per l’Italia per la A10 Genova-Savona è estremamente improbabile. “Sarebbe possibile solo in caso di dolo grave – ha argomentato – la società ha regolarmente rispettato i piani di controllo ed intervento stabiliti in accordo con il ministero dei Trasporti”.

Ma i Benetton hanno anche i loro padrini politici. Non solo il PD, anche i neo-alleati di Forza Italia: “Il governo sta esponendo a ulteriori danni quei cittadini che hanno investito i propri risparmi nel fondo Atlantia, società quotata in Borsa, holding del gruppo Autostrade”, ha strillato Renato Schifani, capogruppo di Forza Italia in commissione lavori pubblici del Senato, da pochi mesi ri-transumato in FI dopo lo scioglimento di NCD, paventando “il crollo in Borsa a seguito della minacciata revoca di tutte le concessioni”.

Meglio il crollo in borsa che il crollo dei ponti. Qualcuno ha perso il senso di cosa sia più importante.