Vaticano ospita 20mila immigrati a spese dei contribuenti

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A documentarlo sono i dati del rapporto Caritas 2017 sulla “Protezione internazionale in Italia“.

Secondo quei dati, che ad oggi non dovrebbero essere superati se non di poco, il 17% dei richiedenti accolti in Italia sono ospiti della Cei. Parliamo di 23mila stranieri.

Di questi 23 mila immigrati che risultano nelle strutture religiose, poco meno di 5mila mangiano grazie a fondi ecclesiastici o donazioni come l’8 per mille. I restanti il 79% la Chiesa li accoglie sì, ma usando i soldi dei contribuenti. I famosi ’35 euro’.

Parliamo dialmeno 150 milioni di euro all’anno.

A far man bassa di appalti sono le diocesi e la Caritas. L’ente della Cei compare come aggiudicatario in almeno 26 diverse prefetture attraverso le sue diramazioni locali o le fondazioni direttamente controllate. Sondrio, Latina, Pavia, Terni e via dicendo per un importo ben oltre i 30 milioni di euro l’anno. I dati risalgono a tutto il 2016: tra le più ricche la Caritas di Udine, con i suoi 2,7 milioni di euro. Poi la Mondo Nuovo Caritas di La Spezia (1,7 milioni) e infine quella di Firenze (664mila euro). Un capitolo a parte lo merita Cremona, città che ha dato i natali a Monsignor Gian Carlo Perego, direttore Generale di Migrantes (l’ufficio per le migrazioni della Cei). Qui la Chiesa ha fatto bottino pieno: oltre 3 milioni di euro alla diocesi cittadina e 1,6 milioni assegnati alla gemella di Crema. L’attuale vescovo di Ferrara, soprannominato “il prelato dei profughi”, quando guidava la Caritas cremonese lasciò in eredità la cooperativa “Servizi per l’accoglienza” degli immigrati. Coop che ovviamente non si è fatta sfuggire 1,2 milioni di euro di finanziamento nel circuito Cas e altri 2,4 milioni per la rete Sprar 2014/2016 da spartire con altre due associazioni.

“La Chiesa accolga gratis i migranti”, ha chiesto più volte Matteo Salvini invitando i vescovi a dichiararsi pure ospitali, ma senza pesare sui contribuenti. Parole al vento. E così per capire il variegato mondo cristiano nella gestione dell’immigrazione, bisogna pensare al sistema solare: al centro la Caritas (che di solito si occupa solo di coordinare) e tutto intorno un’immensa galassia di organizzazioni più o meno collegate. Vicine al sole ruotano decine di cooperative nate in seno alle diocesi e operative su suo mandato. Spiccano tra le altre la Diakonia onlus di Bergamo, che ha incassato 8,1 milioni. Oppure la Intrecci Coop di Milano, con i suoi 1,2 milioni di euro per l’accoglienza straordinaria a Varese. Dove non arriva la curia ci pensano i seminari, le parrocchie, gli ordini religiosi e le fondazioni. Come la “Madonna dei bambini del villaggio del ragazzo”, che nel 2016 aveva ottenuto l’assegnazione di 1,5 milioni di euro.

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A poca distanza dal cuore del sistema si posizionano invece centinaia di associazioni che si richiamano a vario titolo alla dottrina sociale della Chiesa. Qualche esempio? Tra un coro dello Zecchino d’Oro e l’altro, la Antoniano onlus di Bologna ha accolto pure un piccolo gruppo di migranti. E con il sottofondo del “Piccolo coro” si è vista liquidare 129mila euro in un anno. Alla faccia di Topo Gigio. E ancora la cooperativa Edu-Care di Torino (2,6 milioni assegnati), la San Benedetto al Porto di Genova (fondata dal prete “rosso” Don Gallo), le Acli e via dicendo. L’elenco è sconfinato.

Al banchetto caritatevole partecipano tutte, dalle coop citate nelle carte di Mafia Capitale fino ad arrivare alla diffusa rete delle Misericordie d’Italia. La sezione più famosa è quella che gestisce il Cara di Isola di Capo Rizzuto, finito nella bufera con l’accusa di collegamenti con la mafia e trattamenti inumani verso i migranti. Ma le maglie della Venerabile Confraternita sono fitte e le sue affiliate non si fermano in Calabria. Alcune sezioni controllano diversi Cas tra Arezzo, Firenze, Ascoli, Pisa (e non solo). In Toscana l’introito complessivo per il 2016 è succulento: 6,2 milioni di euro. E pensare che nel vademecum dei vescovi c’è scritto che l’ospitalità può essere anche “un gesto gratuito”. Alcuni non devono essersene accorti.

Un business spaventoso:

VATICANO DIFENDE NAVI ONG: “ACCUSE VERGOGNOSE”, INCASSA 127 MILIONI DI EURO PER ACCOGLIERE PROFUGHI

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E non è affatto difficile dare numeri precisi. Basta fare un calcolo, per capire quanto incassi la Vaticano Spa dall’accoglienza dei clandestini – e in questi numeri sono esclusi i pagamenti in natura (non parliamo di sesso, ovviamente): 35x22000x365= 293.825.000

Perché anche quelli per i quali non riceve i rimborsi, sono mantenuti con i soldi dell’8 per mille. Soldi truffatti ai contribuenti poco avveduti.

Una cifra mostruosa. Del resto, come diceva Buzzi: “I migranti rendono più della droga”. Al Vaticano sono esperti di entrambe le questioni.

E infatti, nel cosiddetto Vademecum sull’accoglienza che la Cei pubblicò due anni fa, spiegava ai propri preti-affaristi, che “se l’attività di accoglienza si svolge con caratteristiche che ai sensi della normativa vigente sono considerate commerciali si applica il regime generale previsto per tali forme di attività”.

Questi fanno affari biblici. E camuffano il tutto con la ‘solidarietà’. Lo possono fare perché hanno la complicità interessata dei media di distrazione di massa.

E dovete pensare che già nel 2015 la situazione era questa:

Metà profughi li gestisce il Vaticano: e incassa (da contribuenti) 127.750.000 euro

Ergo, questi, da quando è iniziata l’invasione predicata da Bergoglio, hanno incassato oltre mezzo miliardo di euro dai contribuenti italiani per gestire il traffico. E ci siamo mantenuti ‘bassi’.




3 pensieri su “Vaticano ospita 20mila immigrati a spese dei contribuenti”

  1. Da questi numeri si deduce che, considerando il fenomeno dell’accoglienze in generale e non solo da parte della Chiesa, le cifre in ballo sono elevatissime.
    In italia fra il 2013 e il 2017 sono entrati almeno 500.000 immigrati di cui più del 90% clandestini. Paghiamo 35 euro per tutti o invece solo per una parte? e quanta è questa parte?
    Prendendo come base questa cifra di mezzo milione (considerato che una quota se ne è andata dal nostro paese (quanti?), ma che in realtà ne sono arrivati forse 600.000) e i 35 euro giornalieri cadauno, spenderemmo all’anno circa 12750 per ogni immigrato e quindi in totale circa 6 miliardi e mezzo!.
    Visto che si parla di una spesa di circa 4.3 miliardi per il 2017, ciò significherebbe che ci sono per lo meno circa 150.000 “fantasmi” in giro per l’Italia. Oppure in realtà spendiamo di più di quanto dichiarato?
    Viste queste cifre perché non copiare la proposta israeliana adattandola alla nostra realtà?
    Si propone all’immigrato un bonus di 5000 euro a patto che nell’arco di sei mesi rientri al suo paese (ovviamente con tutte le procedure per evitare furberie, tipo soldi dati alla sua partenza in aeroporto e previo riconoscimento ufficiale e sicuro per evitare nuovi arrivi futuri) e biglietto pagato con Alitalia. Passato quel periodo, fuori a calci in c….
    Spenderemmo 6000 euro una tantum invece che 12500 tutti gli anni ed essendo su base volontaria eviteremmo lungaggini, ricorsi etc. etc. Anche se accettase solo una quota parte sarbbe comunque un bel riparmio.
    Cosa osta ad un provvedimento del genere? Questioni politiche, giuridiche o che altro?

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