I cristiani italiani stanno con Salvini, 63% vuole porti chiusi

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I cristiani italiani non stanno con Famiglia Cristiana, stanno con Salvini. E se ormai è grande fuga dalla Messa, per le sempre più bizzarre prediche buoniste sull’accoglienza, questa coincide con la rinascita del Cristianesimo come religione identitaria.

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Nella Penisola il 63% dei praticanti pensa che tra noi e il mondo musulmano ci siano differenze insormontabili. Valori simili ai nostri si hanno solo in Austria, mentre tra i praticanti spagnoli il dato scende al 43%. E’ il Paese di Open Arms.

L’Italia ha anche il record tra i praticanti che vogliono uno stop all’immigrazione, il 63%. Con valori paragonabili ai nostri ci seguono solo Austria, Belgio, e Danimarca.

«Credo che i vertici della Chiesa conoscano bene la posizione di chi va a messa ogni domenica», commenta il professor Garelli. «E io non interpreterei questi dati come il sintomo di una mancanza di solidarietà. È più probabilmente un atteggiamento di difesa: il timore che il superamento di certe soglie di sicurezza, l’eccesso, metta in pericolo un’identità culturale legata a quella religiosa».

Si chiama legittima difesa. E il Cristianesimo in Italia è sempre stato un fattore di identità, non certo di masochismo etnico (e non solo) proprio delle attuali gerarchie cattoliche.

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Un professore americano, Roger Brubaker, docente all’Università di California che ha parlato di «cristianità reattiva».

Il meccanismo, sostiene Brubaker, è semplice: «Molti europei anche secolarizzati hanno guardato ai nuovi immigrati e hanno detto: se loro sono musulmani, allora in qualche modo noi dobbiamo essere cristiani». L’immigrazione di elementi estranei genera scontro, perché esalta le identità. Popolazioni differenti nello stesso territorio, nella storia, hanno sempre abbracciato religioni diverse per rimarcare la propria differenza/identità.

Secondo lo studioso il francese Olivier Roy: «Se l’identità cristiana dell’Europa è diventata un tema è perché il Cristianesimo come pratica e fede ha perso terreno trasformandosi in un marcatore culturale sempre di più neo-etnico».

E anche da questo punto di vista l’Italia è un caso. Giorni fa la Lega ha presentato una legge per esporre il crocifisso in tutti i luoghi pubblici. I prelati del popolo hanno salutato con gioia la decisione, ma le gerarchie hanno invece reagito con diffidenza: perché la croce è un potente simbolo di resistenza etnica.