Grecia, 100 morti bruciati accusano Tsipras

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Come i suoi compagni di ideologia in Italia, anche il premier greco Tsipras pensava prima ai migranti che ai propri connazionali. E ora oltre cento di loro sono cenere. Per la sua impreparazione. Per la sua decisione di usare i fondi – pochi – che la troika ha lasciato in Grecia per i campi profughi invece che per l’emergenza incendi.

Impreparazione e menefreghismo. Evangelos Bournous, primo cittadino di Rafina, non ha nemmeno ricevuto dal governo l’ordine di evacuare le case minacciate dal fronte delle fiamme: 1.500, tra appartamenti e ville, sono diventati cenere, ma non c’era alcun piano di emergenza.

In parallelo crescono i punti di contatto con i roghi del 2007: venti forti, fitta vegetazione a rischio speculazione edilizia e politica lontana, con il premier in viaggio in Bosnia. Il numero uno di Syriza si difende, puntando il dito contro una non meglio precisata «minaccia asimmetrica» rivolta contro la Grecia. Nel 2007 si parlò anche di terrorismo islamico, non è da escludere, ciò non toglie che se non hai i fondi e l’organizzazione per combattere gli incendi, la colpa è tua.

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I vigili del fuoco sarebbero giunti solo due ore dopo il primo rogo di Kallitechnoupoli descritto come un «mega fuoco» che dalla pineta ha puntato, in poco tempo, il mare. E non c’erano navi delle ong a soccorrere i bagnanti e i cittadini in fuga.

E la maggior parte dei morti ha perso la vita nel tentativo di abbandonare le case per cercare rifugio.

Da Roma sono decollati due Canadair e il governo italiano ha offerto la mappatura via satellite del fronte delle fiamme. Da noi la troika non è arrivata, noi abbiamo un governo.