Clandestini: dovevamo riportarli tutti in Libia

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Preambolo: Salvini sta facendo un lavoro straordinario. La sua azione di difesa dei confini ha dato frutti che erano inimmaginabili solo due mesi fa.

Ma forze oscure lavorano e vecchi paracarri della Prima Repubblica intrallazzano nell’ombra perché questa azione venga depotenziata.

E veniamo al caso Diciotti e a quello del barcone con 450 clandestini.

Un errore. E’ stato un errore non riportare il carico di clandestini della Diciotti in Libia. Ed è un errore non riportare i 450 clandestini del barcone conteso in Libia.

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Sarebbe stato un segnale potente. Un atto di forza che avrebbe mostrato agli scafisti, ma soprattutto ai clandestini che pagano migliaia di euro per ‘trasferirsi’ in Europa, che la pacchia era finita. Davvero.

E invece no. Nel primo caso si sono scaricati in Italia per l’incauto intervento della Guardia Costiera. Nel secondo, ce li ‘smezzeremo’ con altri Paesi Ue in quello che è un grande risultato, che sarebbe, però, potuto essere decisivo in caso di respingimento diretto in Libia.

Lo sappiamo. Secondo la Ue non possiamo fare respingimenti collettivi in Libia. Sono proibiti da quella sorta di cappio al collo che si chiama ‘Unione Europea’, nata appunto per impedire agli Stati di difendersi, perché è nella scomparsa delle nazioni come Stati etnici che l’Unione Europea vede la speranza di una futura ‘cittadinanza UE’: sono più cittadini Ue gli afroislamici presenti in Italia, Francia e Germania dei cittadini italiani, francesi e tedeschi.

Ma se siamo uno Stato sovrano, abbiamo diritto alla difesa dei nostri confini. Riportare i clandestini direttamente in Libia, sarebbe stato un atto di forza che avrebbe scioccato il nemico. Che è debole. Perché il nemico è nudo. Le sue ‘proibizioni’ sono ormai tabù che sopravvivono soltanto perché nessuno osa superarli: ma sono già caduti. Attendono soltanto qualcuno che dia un piccolo colpo.