Deep State contro il governo populista, Di Maio: “Manomessa relazione Dl Dignità”

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Il vicepremier Jr Di Maio in un video su Fb accusa: “È stata manomessa la relazione tecnica la notte prima dell’invio al Colle”

Il ministro del Lavoro attacca le lobby che avrebbero manomesso la relazione tecnica del Dl Dignità: “80mila è un numero che non sta da nessuna parte, mi faccio una risata. C’è un altro numero invece: 8mila. Perchè nella relazione c’è scritto che questo dl farà perdere 8mila posti di lavoro in un anno. Ci tengo a dirvi che quel numero è apparso la notte prima che il dl venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dal governo”, ha affermato in un video su Facebook.

“La verità, osserva, è che questo dl Dignità ha contro lobby di tutti i tipi”. Poi spiega: “Il tema è che c’è un tot di contratti a tempo determinato, la relazione dice che in quel tot per effetto del decreto se ne perderanno ottomila Perché nella relazione non c’è scritto quanti contratti a tempo indeterminato nasceranno per effetto della stretta? – continua – E’ questo che mi lascia veramente perplesso, perché questo decreto ha contro lobby di tutti i tipi, tanto è vero che ci è voluto un po’ per farlo arrivare al Quirinale, e ringrazio il presidente della Repubblica che lo ha firmato. Il mio sospetto è che questo numero sia stato un modo per cominciare a indebolire questo decreto e fare un po’ di caciara. Non mi spaventa”.

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“Stiamo lavorando per tagliare le pensioni d’oro. La proposta è pronta. La porterò in commissione in Parlamento la settimana prossima. Sono previsti tagli per quelle dai 4 mila euro in su per chi non ha versato i contributi. Se prendi una pensione di 20 mila euro e non hai versato i contributi, io te la taglio, come abbiamo fatto con i vitalizi, e ti dò la pensione per quanti contributi hai versato”.

Ha ragione Di Maio. Lui e il vicepremier Sr. Salvini sono obiettivo delle lobby che vogliono continuare a traghettare clandestini e sfruttare i precari italiani: i due movimenti sono correlati.

Il deep state italiano odia il governo populista. Ed è incistato tra i funzionari dei ministeri e dei vari organi dello Stato: sono, insieme alle multinazionali, la vera minaccia alla democrazia.