Venezia: la droga spacciata dai profughi ha fatto 16 morti

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Ospiti tra la caserma Serena e altri centri profughi di Mestre, Venezia. A decine passati sotto i tetti messi dallo Stato a disposizione di quanti sbarcano sulle coste italiane dicendo di fuggire dalla guerra, dalla fame, dalle malattie. In realtà fuggono dalla noia per venire a spacciare.

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Al servizio della banda sgominata martedì dal blitz antri droga nel reticolo di vie che circondano la stazione ferroviaria di Mestre. Mano a mano che si chiariscono i dettagli della maxi operazione della polizia veneziana emerge in modo forte il legame tra i componenti della banda nigeriana che secondo gli inquirenti avrebbe ammazzato 16 persone con la terribile «eroina gialla» e la rete di accoglienza diffusa sul territorio per rispondere all’emergenza migranti.

Clamoroso, in particolare, appare il caso di Emanuel Obaraye: ospite della caserma Serena, all’interno del complesso militare gestito dal 2016 dalla Nova Facility recuperava le dosi dai corrieri, le preparava e le smistava attorno alla struttura, permettendo ai complici di rifornirsi ovviamente in cambio di soldi, che diligentemente venivano messi da parte.

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Episodi recentissimi, risalenti a dicembre 2017 e a gennaio 2018: secondo gli inquirenti, Obaraye non ha mai smesso di gravitare attorno alla caserma.

Il ministro Matteo Salvini è furioso: «Certamente chiuderemo strutture come la caserma Serena, prima datemi il tempo di fermare gli sbarchi» ha detto, sottolineando di voler intensificare i controlli anche al confine tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia. «Si sta riaprendo la rotta balcanica e vogliamo evitarlo. L’Italia non può sostenere altri immigrati, vogliamo chiudere i centri di accoglienza e non aprirne di nuovi».

La mafia nigeriana ringrazia Ong e PD. Da tempo andiamo dicendo che sarebbe necessaria un’indagine per individuare eventuali finanziamenti della mafia nigeriana a chi traghetta clandestini in Italia.